Madonna delle grazie - Sassari
papiro 7Q5
GESU’ VITA
ATTESA E ACCOLTA
Vangelo dell’infanzia
a cura di Mario Mandras
MASTRU
ISBN 88-901541- 8 – 7
Cristo rivelazione di Dio Padre.
I Vangeli e gli scritti del Nuovo Testamento ci rivelano la missione redentrice di Gesù Cristo.
Cristo ci ha redenti con la sua parola di verità, con la sua morte in croce per noi, con la sua vittoriosa risurrezione dai morti, con la nuova vita donataci con la sua nascita.
Come i nostri occhi non riescono a sostenere la piena luce del sole, così la nostra mente non è in grado di contenere la pienezza di Cristo Redentore. La nostra comprensione è parziale, divisa per parti e dilatata nel tempo.
La nascita, l’insegnamento, la passione, la risurrezione, l’azione costante dello Spirito, sono caratteristiche perenni di Cristo Salvatore.
L’evangelista Luca intuisce l’unitarietà del Cristo totale, e illumina, attraverso l’ispirazione, la Chiesa di tutti i tempi, perché intraprenda il cammino più congeniale di ritorno a Dio, guidata dalla parola del Signore.
Più che mai la comunità cristiana di oggi ha bisogno di nutrirsi delle profonde verità del vangelo dell’infanzia per accogliere il Figlio di Dio Redentore e giungere attraverso l’etica e la vita cristiana alla piena conoscenza di Cristo.
I testi e le brevi riflessioni proposte, vogliono essere un invito, soprattutto ai cristiani impegnati nel progetto di vita, sposi, missionari, religiosi, a scoprire nella meditazione dei racconti evangelici della nascita di Giovanni Battista e di Gesù, il valore fondamentale della vita, del ruolo di madre, di padre e del ringraziamento a Dio.
I messaggi di vita del Vangelo dell’infanzia conducono ad una fede adulta, alla gioia di vivere e salvano la società di oggi da una deriva egoistica, che impedisce la crescita, atrofizza la capacità donativa, popola la mente, il cuore, il corpo di presenze ostili che ci opprimono, ci rendono infelici e ci costringono alla paura, alla fuga, alla distruzione, alla morte.
1-Vangelo dell’infanzia
Luca 1,5-2,40
1.1 Annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista
Luca 1. 5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote di nome Zaccaria, del gruppo di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne che si chiamava Elisabetta.1 6Erano entrambi giusti davanti a Dio e osservavano in modo esemplare tutti i comandamenti e i precetti del Signore. 7 Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile, ed erano tutti e due in età avanzata. 8Mentre Zaccaria esercitava il sacerdozio davanti a Dio nell'ordine del suo turno, 9 secondo la consuetudine del sacerdozio, gli toccò in sorte di entrare nel tempio del Signore per l’offerta dell’incenso; 10e tutta la moltitudine del popolo stava fuori in preghiera nell'ora dell’incenso. 2 11 E gli apparve un angelo del Signore, in piedi alla destra dell'altare dell’incenso. 12 Zaccaria lo vide e fu turbato e preso da timore. 13 Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, perché 3 la tua preghiera è stata ascoltata; tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. 14 Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. 15 Perché sarà grande davanti al Signore.
4 Non berrà vino né bevande alcoliche, e sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre; 16 farà tornare molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio; 17 camminerà davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, 5 per preparare al Signore un popolo ben disposto». 18 E Zaccaria disse all'angelo: «Da che cosa conoscerò questo? Perché io sono vecchio e mia moglie è in età avanzata»
Note: Messaggi di vita
1 Il giusto è colui che pratica la giustizia, dando a ciascuno il suo, e considera se stesso uguale agli altri. Il giusto davanti a Dio è il credente che riconosce Dio come creatore, onnipotente, giusto e misericordioso. Dio indica con i comandamenti, scritti nel cuore, la via da percorrere per essere a lui graditi.
Zaccaria ed Elisabetta erano servi fedeli di Dio. Dio vegliava su di loro e li guidava alla realizzazione del progetto di vita che aveva predisposto per loro e per il figlio Giovanni.
2 Dio è l’Immenso e non può essere contenuto dall’uomo, che è una creatura. L’uomo intuisce la presenza di Dio mediante segni ed intermediari.
3 La preghiera è la continua richiesta a Dio che ci perdoni, ci stia vicino, ci indichi la strada che porta a lui, disponga di noi secondo la sua volontà e i suoi progetti di salvezza.
4 L’inviato del Signore è una persona che vive per il Signore e cerca unicamente lui con tutta la sua intelligenza e libertà interiore. Le vette non si conquistano con l’alcool, la droga, la voglia di possesso, che fanno solo scivolare in basso, ma con la forza interiore che viene dallo Spirito Santo di Dio.
5 L’inviato di Dio ha una missione da compiere: preparare la mente ed il cuore delle persone ad accogliere la luce e la verità di Dio.
Vangelo di Luca
19 L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto davanti a Dio; e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. 20 Ecco, tu sarai muto, e non potrai parlare fino al giorno che queste cose avverranno, 6 perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a loro tempo». 21 Il popolo intanto stava aspettando Zaccaria, e si meravigliava del suo indugiare nel tempio. 22 Ma quando uscì e non poteva parlare loro, capirono che aveva avuto una visione nel tempio. Egli faceva loro dei segni e restava muto. 23Quando furono compiuti i giorni del suo servizio, egli se ne andò a casa sua. 24 Dopo quei giorni, sua moglie Elisabetta rimase incinta; e si tenne nascosta per cinque mesi, dicendo: 25 «Ecco quanto ha fatto per me 7 il Signore, nei giorni in cui mi ha rivolto il suo sguardo per cancellare la mia vergogna tra la gente».
1.2 Annuncio a Maria della nascita di Gesù
26 Nel sesto mese, 8 l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in
una città della Galilea, chiamata Nazaret, 9 27 a una vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. 28 L'angelo,
entrato da lei, disse: 10 «Ti saluto, o piena di grazia; il Signore è con te». 29 Ella fu turbata a queste parole, e si domandava che cosa volesse dire un tale saluto. 30L'angelo
le disse: 11 «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ecco, 12 tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre
Note: Messaggi di vita
6 La fede è totale abbandono in Dio, alla sua volontà e ai suoi progetti di salvezza. La nostra piccola barca ha una grande meta da raggiungere; il timone non deve essere affidato a mani impreparate, nostre o di altri, ma solo alle esperte mani di Dio.
7Dio entra nella nostra vita quanto ci sembra che non ci sia più rimedio, quando la sconfitta sembra annientarci, la vergogna averci ormai distrutto.
8 Dio è l’Immenso; egli si manifesta all’uomo attraverso segni, intermediari, perché la creatura non può sostenere la grandezza del Creatore.
9 Dio si rivela a Maria in un momento cruciale della sua vita: sta facendo la scelta decisiva del suo matrimonio.
10 L’angelo è un inviato della bontà di Dio, è amico dell’uomo che cerca Dio, rivela a Maria l’immenso amore che ha per lei.
11 Il soprannaturale affascina, ma crea sgomento.
12 La grazia che Dio ha donato a Maria, è tenerezza, progetto di vita, aiuto, presenza crescente del suo unigenito Figlio, che lei chiamerà Gesù.
Vangelo di Luca
33 Egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, 13 e il suo regno non avrà mai fine». 34 Maria disse all'angelo:
14 «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» 35L'angelo le rispose:
15 «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra; perciò, 16 colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. 36 Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese, per lei, che era ritenuta sterile; 17 37 poiché nulla presso Dio è
impossibile». 1838 Maria disse: 18 «Ecco, io sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola». E l'angelo sene andò.
Note: Messaggi di vita
13 Dio affida alla Vergine Maria il suo eterno Figlio perché regni per sempre tra gli uomini
14 Il progetto di Dio appare sempre oltre le nostre possibilità.
15 La fede in Dio ci rassicura che l’Onnipotente ci starà sempre vicino, ci guiderà per mano.
16 Dio, il creatore, il padre, il difensore della vita sceglie il grembo verginale di Maria per far nascere nel mondo il Santo, il suo Figlio.
17 Chi crede sa che Dio può sempre agire e compiere il bene.
18 Maria ha colto l’immenso amore che Dio ha per lei, si fida, lo ringrazia, e partecipa con entusiasmo al suo progetto di vita eterna.
Vangelo di Luca
1.3 Visita di Maria a Elisabetta
39 In quei giorni19 Maria si mise in viaggio e raggiunse in fretta, nella regione montuosa, una città di Giuda.
20 40 Entrò in casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. 41 Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, 21il bambino si mosse nel suo grembo; ed Elisabetta fu piena di Spirito Santo, 42 e ad alta voce esclamò: «Benedetta sei tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno! 22 43 Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me? 44 Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto mi è giunta agli orecchi, per la gioia il bambino ha sussultato nel mio grembo. 45 Beata è colei che ha creduto che si sarebbero adempiute le parole del Signore».
46 E Maria disse: 23 «L'anima mia magnifica il Signore,
47 e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore
Note: Messaggi di vita
19 Maria è piena della grazia di Dio; ha concepito del suo grembo il Figlio di Dio; la sua vita conosce i massimo della sicurezza, della compagnia, della gioia, del bisogno di donarsi.
20 Maria porta la vita e la gioia che ha in sé nella casa di Zaccaria.
21 Il saluto di Maria e la presenza di Gesù in lei riempiono il nascituro Giovanni ed Elisabetta di Spirito Santo e di gioia.
22 Gesù nel grembo di Maria si manifesta ed agisce attraverso la madre. Nulla è più confortante e desiderabile per una persona che ricevere la visita della Vergine Madre, che porta in sé l’eterno Figlio di Dio.
23 La felicità di Maria è grandissima: sa di essere strumento di salvezza. La sua anima, il suo corpo, tutto il suo essere è ostensorio vivente della promessa e della misericordia di Dio.
Vangelo di Luca
48 perché egli ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, 49 perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente. Santo è il suo nome; 50 e la sua misericordia si estende di generazione in generazione su quelli che lo temono. 51 Egli ha dimostrato la potenza del suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha rovesciato dai troni i potenti, e ha innalzato gli umili; 53 ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della misericordia, 55 di cui aveva parlato ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre». 56 Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi; poi se ne tornò a casa sua.
1.4 Nascita di Giovanni
57 Si compì per Elisabetta il tempo del parto, e diede alla luce un figlio. 24 58 I vicini e i suoi parenti udirono che il Signore le aveva usato grande misericordia, e se ne rallegravano con lei. 59 L'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino, e volevano chiamarlo col nome di suo padre .Zaccaria 60 Allora sua madre intervenne e disse: «No, sarà invece chiamato Giovanni». 61 Ed essi le dissero: 25 «Non c'è nessuno nella tua parentela che porti questo nome». 62 E con cenni domandavano al padre come voleva che fosse chiamato. 63 Egli, chiesta una tavoletta, scrisse così: «Il suo nome è Giovanni». E tutti si meravigliarono. 64 In quell'istante si aprì la sua bocca e la sua lingua si sciolse, ed egli parlava, benedicendo Dio. 65 E tutti i loro vicini 26 furono presi da timore; e di tutte queste cose si parlava per tutta la regione montuosa della Giudea
Note: Messaggi di vita
24 L’invidia rovina l’esistenza. Bisogna rallegrarsi con quanti per la misericordia di Dio, generano e custodiscono la vita.
25 Il figlio è sempre una restituzione, un dono di pacificazione, sia con i genitori, che con la parentela, che con Dio. Giovanni, per Elisabetta e per Zaccaria è dono di Dio ed essi vogliono, anche con il nome, donarlo a Dio
26 La nascita di Giovanni rivela la presenza di Dio. Di fronte a Dio il credente prova profondo rispetto e santo timore.
Vangelo di Luca
66 Quanti le udirono, le serbarono nel loro cuore e dicevano: «Che sarà mai questo bambino?» Perché 27 la mano del Signore era con lui. 67Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profetizzò, dicendo: 28 68 «Benedetto sia il Signore, il Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, 69 e ha suscitato una salvezza potente nella casa di Davide suo servo, 70 come aveva promesso nel tempo
passato per bocca dei suoi profeti: 29 71 (verrà) chi ci salverà dai nostri nemici e dalle mani di tutti quelli che ci odiano. 72 Egli ha usato così misericordia verso i nostri padri
e si è ricordato 30del suo santo patto, 30 73 del giuramento che fece ad Abramo nostro padre, 74 di concederci che, liberati dalla mano dei nostri nemici, lo serviamo senza paura, 75 in santità e giustizia, alla sua presenza, tutti i giorni della nostra vita. 76 E tu, bambino, sarai chiamato 31profeta dell'Altissimo, perché andrai davanti al Signore a preparare le sue vie, 77 a dare al suo popolo 32 conoscenza della salvezza mediante il perdono dei loro peccati, 78 grazie alla grande misericordia del nostro Dio; per
33 cui ci visiterà dall’alto il Sole che sorge 79 per illuminare quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi sulla via della pace». 80 Or il bambino
34 cresceva e si fortificava nello spirito; e dimorò in luoghi deserti fino al giorno in cui doveva manifestarsi a Israele.
Note - Messaggi di vita
27Ogni genitore ed educatore desidera che la mano del Signore sia con il suo piccolo. Questo avviene se la vita è desiderata, attesa, accolta e donata al Creatore della vita.
28 La madre, il padre, l’educatore che non benedicono Dio per la vita che educano, privano Dio del ringraziamento dovuto e compromettono il loro lavoro educativo.
29 Zaccaria sa che il figlio Giovanni è stato donato da Dio in vista del Messia, che verrà a portare la salvezza
30 Dio fin dai tempi antichi aveva fatto la promessa e aveva giurato ad Abramo, padre degli Israeliti, che dalla sua discendenza sarebbe nato il Salvatore.
31Giovanni è stato donato per diventare profeta di Dio e preparare la venuta del Messia.
32 Giovanni istruirà il popolo con la parola di Dio e predicherà la penitenza per il perdono dei peccati.
33 Per la grande misericordia di Dio il Messia sorgerà come sole per illuminare chi sta nelle tenebre e portare nel cuore degli uomini la pace.
34 La grazia di Dio e l’educazione dei genitori fortificarono lo spirito di Giovanni, che scelse una vita austera e lontano dal frastuono.
1.5 Nascita di Gesù Vangelo di Luca
Luca 2,1 In quei giorni 35 uscì un decreto di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l'impero. 2 Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3 Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città. 4 Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide, 5 per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta. 6 Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; 7 ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo pose in
una mangiatoia, 36 perché non c'era posto per loro nell'albergo. 8 In quella stessa regione c'erano dei pastori che stavano nella campagna e di notte facevano la guardia
al loro gregge. 37 9 E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li circondò di luce, e furono presi da gran timore. 10 L'angelo disse loro: «Non temete, vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà:
38 11 "Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. 12 E questo sarà per voi
il segno: 39 troverete un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia"». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio
e diceva: 40 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini ch'egli ama!» 15 Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto conoscere».
Note - Messaggi di vita
35 La nascita di Gesù è inquadrata in precisi avvenimenti storici.
36 La nascita di Gesù è quella di un povero, di uno che arriva all’ultimo momento, non ha cercato privilegi, né fatto prenotazioni.
37 Dio manda il suo angelo alle persone che sono a lui vicino
38 Il primo vangelo, il primo annuncio di salvezza, è portato a persone umili, dedite al loro duro lavoro quotidiano.
39 Il segno di riconoscimento della nascita del Messia è un segno estremamente umile e povero, ma pieno di calore, di amore materno: la vita. Solo i poveri e gli umili potevano riconoscerlo.
40 La gloria di Dio e la pace di quanti amano Dio è ben diversa da quella mondana e da quella di chi vive prigioniero del proprio egoismo.
La gloria di Dio e la pace dei credenti hanno come fondamento la gioia per il dono della vita, che vince e cancella il potere della morte che soggiogava il cuore dell’uomo e pesava sul creato.
Vangelo di Luca
4116 Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; 17 e, vedutolo, riferirono quello che era stato loro detto di quel bambino. 18 E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette 42 dai pastori. 19 Maria conservava in sé tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20 E i pastori se ne ritornarono , glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato loro annunziato. 21 Quando furono passati gli otto giorni richiesti per poter essere circonciso, gli fu messo il nome di Gesù, che gli era stato dato dall'angelo prima che egli fosse concepito. 22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione
43 secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi come dice la legge del Signore. 25 Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest'uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d'Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui; 26 e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che 44 non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. 27 Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, quando i genitori vi portarono il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, 28 lo 45 prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo:
29 «Ora, o Signore, lascia che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola; 30 perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 31 che hai preparata dinanzi a tutti i popoli
Note - Messaggi di vita
41 La fede dei pastori ha il suo inizio e la sua conferma nell’incontro con Maria, Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia. Da questa esperienza inizia la fede di ogni cristiano.
42 Ogni madre vive esperienze uniche, più grandi di se stessa.
Maria medita nel suo cuore la vicinanza, l’intimità con il Figlio eterno di Dio, che si è fatto suo figlio e che lei non cessa di contemplare.
43 Ogni vita che nasce appartiene al Creatore della vita. Dio è l’ossigeno, il calore, il nutrimento di ogni vita.
Il più grande gesto d’amore per una nuova vita è l’offerta di questa nuova vita al Signore, perché continui ad alimentarla.
La nascita di una nuova vita non ci dà il titolo di proprietari, ma il privilegio di custodi, di educatori, di curatori.
44 Nella nostra esistenza riconosciamo esperienze importanti, scelte decisive, incontri che contano.
La vita dell’uomo tende ad una esperienza insostituibile: la conoscenza della vera vita, dell’Inviato del Signore.
45 Non si lascia la propria vita per disperazione, per rabbia, per protesta. L’esistenza terrena anela alla pace, a dimensioni superiori di vita, all’incontro con chi ci ha chiamato all’esistenza.
Vangelo di Luca
46 32per essere luce che illumina le genti e gloria del tuo popolo Israele». 33 Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui.
47 34 E Simeone li benedisse, e disse a Maria, sua madre: «Ecco, egli è posto per la rovina e per la risurrezione di molti
in Israele, 48 come segno di contraddizione 35 affinché
i pensieri di molti cuori siano svelati. 49 E anche a te una spada trafiggerà l'anima». 36 Vi era anche Anna, profetessa, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanti negli anni: dopo aver vissuto con il marito sette anni dalla sua verginità, era rimasta vedova e aveva raggiunto gli ottantaquattro anni. 37 Non si allontanava mai dal tempio e serviva Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Com'ebbero adempiuto tutte le prescrizioni della legge del Signore, tornarono in Galilea, a Nazaret, loro città. 50 40 E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui.
Note - Messaggi di vita
46 Gesù è luce che illumina la mente, riscalda il cuore, dà energia all’azione e ci introduce nella vera gloria.
47 Ogni madre, ogni padre hanno bisogno della benedizione degli altri, particolarmente di quella del sacerdote, perché la vita è una cosa sacra.
48 Gesù si pone come scelta radicale di vita, di modelli di comportamento, di verità autentiche.
49 Accogliere una vita comporta scegliere un lavoro impegnativo, superare ostacoli, crescere nella resistenza al dolore, non arenarsi di fronte all’insuccesso…
Il figlio lo si comprende nel momento in cui si cresce nella dimensione di madre e di padre.
Con il rifiuto del figlio viene inaridita e atrofizzata la capacità materna e la capacità donativa.
Ogni parto conosce il dolore, ogni madre e ogni padre, cresce, si rafforza, si realizza nel superamento, nella resistenza al dolore.
50 Ogni nuova vita ha bisogno di crescere, di fortificarsi, di intraprendere il cammino che apre la mente, riempie di sentimenti il cuore, guida l’esperienza. La sapienza, la grazia di Dio avvicinano la nuova creatura alla fonte perenne della vita.
Il bambino Gesù riprende il cammino di ritorno al Padre.
2- Il vangelo dell’infanzia
-brevi note-
2.1 La presenza di Giovanni Battista nel Vangelo di Luca
Nel vangelo di Luca:
-l’annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni (Lc 1, 5-25) comprende 376 parole
-l’annuncio a Maria della nascita di Gesù (Lc, 1, 26-38) comprende 209 parole
-la nascita di Giovanni ( Lc 1, 57-80) comprende 327 parole
-la nascita di Gesù (Lc 2,1-40) comprende 653 parole
La missione di Giovanni Battista (Lc 3, 1-22) comprende 421 parole
I riferimenti di Gesù e Giovanni Battista (Lc 7, 18-35) comprendono 306 parole
In totale le parole che riguardano Giovanni Battista sono 1430, mentre le restanti parole del vangelo di Luca sono 17729.
La presenza di Giovanni Battista è soprattutto significativa nel Vangelo dell’infanzia con 703 parole per l’annuncio e la nascita del Battista e con 862 parole per l’annuncio e la nascita di Gesù
Emerge pertanto il grande interesse di Luca nel collegare i due annunci e le due nascite.
La conoscenza del progetto di Dio su Gesù richiede la conoscenza del progetto di Dio sulla missione di Giovanni Battista
Nell’evento dell’annuncio e della nascita di Giovanni Battista e di Gesù viene illuminato il progetto di Dio sulle rispettive madri, famiglie, discendenza, popolo e sull’umanità intera, con cui Dio aveva stabilito un’alleanza e fatto una promessa.
2.2. Luca il redattore accurato su ogni circostanza fin dagli inizi
Nel prologo del suo vangelo Luca (1, 1-4) afferma:
“Poiché molti hanno posto mano a ordinare una narrazione dei fatti che sono avvenuti in mezzo a noi, 2 come ce li hanno trasmessi quelli che fin da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, 3 è parso bene anche a me, di fare ricerche accurate fin dagli inizi e di scrivertene un resoconto ordinato, illustre Teofilo, 4 perché tu riconosca la verità degli insegnamenti che hai ricevuto”.
L’obiettivo di Luca è di illuminare la mente ed il cuore di coloro che si sono avvicinati a Cristo, alla sua povera e costantemente donativa esistenza, ai suoi insegnamenti, al fascino della sua persona, alla sua radicale missione redentrice per l’uomo e per il creato, al mistero della sua volontaria morte e alla indicibile gioia per la sua risurrezione.
Luca si sente discepolo, inviato da Cristo ad annunciare il suo vangelo. Il compito del discepolo è quello di disporre gli animi ad accogliere Cristo, salvezza inviata dal Padre. Il discepolo realizza la sua missione attraverso la profonda stima per l’altro, la capacità di sentire il dramma, le tensioni, le aspirazioni, il desiderio di poter essere di aiuto e la convinzione che in Cristo ogni persona trovi la sua piena realizzazione
Luca è testimone della prima evangelizzazione ad opera degli apostoli e discepoli che furono testimoni oculari dei fatti riguardanti Gesù Cristo nel tempo della sua vita terrena e che conquistati da lui divennero ministri, servitori e dispensatori della sua Parola.
Non ci sono note le modalità con cui i testimoni oculari amministrassero la Parola. Sicuramente era una coinvolgente testimonianza, avvalorata da una radicale novità di vita, che si manifestava nella costante ricerca di Dio, nell’amore senza limiti a Cristo, nel costante impegno a portare aiuto a chi è nel bisogno, a dare pienezza di vita e libertà a quanti incontravano nel loro cammino di evangelizzazione.
I testimoni oculari della vita di Cristo davano convinta testimonianza dei fatti avvenuti per opera di Gesù Cristo. Questi fatti riguardavano gli insegnamenti, gli eventi, i miracoli operati da Cristo. I testimoni oculari incarnavano nella loro vita la potenza rigeneratrice dei fatti avvenuti per opera di Gesù Cristo.
Venendo a mancare i testimoni oculari “dei fatti avvenuti in mezzo a noi”, i nuovi discepoli, sentirono l’esigenza di rendere organica e ordinata la narrazione dei fatti riguardanti la missione salvifica di Cristo. In questo modo la mente ed il cuore degli ascoltatori trovavano più convincente l’accoglimento della Parola.
La mente ed il cuore vanno in cerca della verità e della libertà.
La parola di Cristo è verità che porta alla libertà.
Annunciare il vangelo significa presentare nella massima verità i fatti della vita di Gesù perché solo in questo modo la mente ed il cuore scelgono la loro libertà in Cristo.
La verità dei fatti riguarda diversi livelli di ordine.
Possiamo distinguere l’ordine storico degli accadimenti, che consiste nel riportare fedelmente lo sviluppo temporale dei fatti.
Nell’ordine causale degli accadimenti ricerchiamo le cause e gli effetti del fenomeno.
Nell’ordine affettivo ricerchiamo le relazioni che consentono la mutua integrazione dell’io e dell’altro.
Nell’ordine degli eventi religiosi ricerchiamo i segni che ci consentono di avvertire la presenza del divino, il fluire in noi della vita di Dio e la realizzazione del progetto di Dio su di noi, attorno a noi, nella storia dell’umanità e nel creato intero.
Le ricerche accurate fin dagli inizi di cui parla Luca non si riferiscono solo ad un ordine storico, ma a tutti i tipi di ordine.
2.3. Le fonti storiche di Luca
Nel prologo del suo vangelo Luca fa riferimento:
1. “Ad avvenimenti (dih,ghsin) successi tra di noi come ce li hanno trasmessi coloro che furono testimoni fin da principio e divennero testimoni della Parola” (Lc 1, 1-2).
La prima fonte degli evangelisti e anche di Luca sono pertanto gli avvenimenti trasmessi dai testimoni oculari di Gesù
Questa prima fonte testimoniale divenne ben presto scritta. Essa consisteva in detti ed eventi della vita di Gesù.
Il vangelo è l’annuncio della Parola che salva. La comunità di Cristo nasce con l’accoglimento di questa Parola di salvezza e cresce e si espande con la diffusione inarrestabile di questo seme di vita. Ogni cristiano è un testimone della Parola. La comunità cristiana, soprattutto degli inizi, non poteva vivere senza il possesso geloso nella memoria, nel cuore e nelle mani della Parola del Maestro. Il possesso nella memoria e nel cuore si affievolisce ed è soggetto a dimenticanza se manca il possesso nelle mani, cioè la gelosa custodia delle parole e dei fatti di Gesù, del suo vangelo e delle testimonianze dei suoi discepoli.
I vangeli e gli scritti degli apostoli sono , nella prima stesura, più antichi di quanto si pensi.
2. “A molti che han posto mano a stendere un resoconto degli avvenimenti trasmessi dai testimoni oculari.” (Lc 1,1)
Probabilmente Luca fa riferimento ad altri evangelisti.
I commentatori in riferimento alle fonti di Luca e di Matteo sostengono la presenza di una fonte comune primitiva dei detti di Gesù, indicata come fonte Q. Oltre a questa fonte Matteo e Luca si sarebbero serviti del Vangelo di Marco ( l’ipotesi delle due fonti : la fonte Q ed il Vangelo di Marco)
Per quanto riguarda Luca bisogna individuare le fonti storiche del Vangelo dell’infanzia.
La decisione di Luca (1,1) di effettuare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi si estese anche all’annuncio e alla nascita di Giovanni Battista, come all’annuncio e alla nascita di Gesù? Oppure questi eventi rientrano direttamente nella illuminazione interiore e nella ispirazione dell’evangelista ?
2.4 L’accadimento di fatti, l’intuizione di Luca e l’ispirazione del vangelo dell’infanzia
I cristiani considerano i vangeli e gli scritti canonici del nuovo Testamento, come quelli dell’antico Testamento, ispirati da Dio.
La sapienza, la bontà, la misericordia di Dio manifesta la sua vicinanza all’uomo facendogli conoscere, attraverso la sua Parola, la verità sull’esistenza, sul creato, e indicandogli la strada che conduce alla libertà, alla pienezza di vita e alla visione di Dio stesso.
La Parola, ispirata da Dio, è mediata dall’intima esperienza che l’autore sacro ha di Dio stesso. Immergendosi nel flusso di Dio, l’autore sacro ha una visione divina della creazione, della vita, della storia dell’uomo, del suo destino, del progetto di salvezza.
Sotto l’azione dell’ispirazione l’autore sacro non mette tra parentesi il creato, la vita, la storia, il quotidiano, quasi fuggisse da loro. Al contrario, l’accoglimento dell’ispirazione, consente allo scrittore sacro la piena comprensione di se stesso, della realtà in cui è immerso, del presente e del futuro, della validità delle scelte che è chiamato a compiere e della meta da raggiungere.
L’ispirazione non è spegnere la luce dell’intelligenza ed il calore degli affetti, ma ricevere una illuminazione superiore ed una gioia indicibile ed inattesa.
La rivelazione nel nuovo Testamento illumina lo scrittore sacro sulla rivelazione data da Dio nel vecchio Testamento.
L’ispirazione del vangelo dell’infanzia ha consentito a Luca una conoscenza approfondita del messaggio di salvezza ispirato da Dio già nell’antico Testamento.
Nel vangelo dell’infanzia Luca dimostra una profonda conoscenza della rivelazione nell’antico Testamento ed una comprensione profonda della realtà salvifica di Cristo in quanto:
1. Promessa fatta da Dio di far nascere un Messia Salvatore.
2. Promessa fatta da Dio di aprire una strada di salvezza nel deserto
3. Verità suprema, inviato da Dio come pienezza di vita, data al creato e ad ogni uomo che accoglie l’inviato del Padre.
Gesù è il figlio eterno del Padre, fattosi figlio dell’umanità. Luca intuisce il messaggio profondo che Cristo proclama ad ogni uomo e all’intera creazione: la vita, la maternità, la famiglia, il ringraziamento al Padre per il dono della figliolanza.
Queste intuizioni di Luca sono collegate a due fatti storici: la nascita di Gesù e la nascita di Giovanni Battista.
2.5 La missione di Giovanni Battista
La missione di Giovani Battista è descritta da Luca (3,1-22) con 421 parole; Matteo (3,1-16) la descrive con 314 parole, mentre Marco (1,1-8) adopera 130 parole.
Solo Luca (3,1-2) dà una precisa e minuziosa indicazione storica dell'inizio della missione di Giovanni Battista:
“1Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca dell'Abilene 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio fu diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.”
La datazione storica dell’inizio della missione di Giovanni Battista è in riferimento alla storia universale, segnata in quel tempo dal dominio dei Romani; Luca fa anche puntuale riferimento alla storia religiosa della Giudea e della Galilea.:
L’estrema precisione del momento storico di Luca (3,1-3), non è solo riferita alla missione di Giovanni Battista, ma all’intero evento dell’ingresso nella storia del Messia Salvatore.
L’evento dell’incarnazione del Figlio di Dio è un mistero complesso ed insondabile. E’ necessario andare oltre la visione statica, isolata nel tempo e nello spazio, del fatto storico dell’Incarnazione.
L’approccio dinamico del mistero dell’incarnazione spinge la nostra conoscenza ad una visione relazionale, nella quale interagiscono il bisogno di perdono e di redenzione da parte dell’umanità accecata dalla lontananza da Dio, la promessa divina di gratuita salvezza che illumina il tempo dell’esistenza, l’attesa della redenzione, che dispone la mente, il cuore e il comportamento etico dell’uomo a riconoscere e a seguire la parola che l’inviato di Dio porterà ad ogni uomo, ed infine la presenza storica ed esistenziale del Figlio di Dio che si è fatto per amore figlio dell’uomo e che con la sua parola e con l’offerta della sua vita ci fa conoscere Dio, ridandoci la gioia di sentirci figli di Dio.
Nella missione di Giovanni Battista si riflette un momento fondamentale dell’incarnazione del Figlio di Dio: la nostra disposizione interiore ad attenderlo, a riconoscerlo e a seguirlo.
E’ importante avere informazioni sulla comunità che si era formata attorno a Giovanni Battista.
Luca (7,18-24) ci informa dei discepoli (oi` maqhtai.) di Giovanni Battista inviati a chiedere a Gesù se fosse lui colui che viene o se dovevano aspettarne un altro (Luca 7,20).
I farisei e i loro scribi dicono a Gesù: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi discepoli mangiano e bevono!” (Lc 5, 33)
Giovani nel suo vangelo (1, 35-37) afferma:
“35 Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; 36 e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: «Ecco l'Agnello di Dio!». 37 I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù.”
La comunità di Giovanni Battista nutriva per il suo Maestro venerazione e somma stima, che con ogni probabilità si concretizzava nella raccolta e documentazione riguardante l’insegnamento e la vita di un così grande maestro.
Come per i profeti dell’antico Testamento anche per Giovanni Battista si saranno cercate le sue origini e i suoi discepoli avranno custodito gelosamente tutti gli eventi della sua vita.
3-La vita, la madre, il padre, il ringraziamento nella Scrittura
3.1 La vita (Zwh, hW"+x;) negli insegnamenti del Vecchio Testamento
1. L’uomo chiamò sua moglie Vita (Zwh, hW"+x;) perché fu la madre di tutti i viventi. (Gn 3,20)
Il nome, cioè la profonda realtà che denota la creatura che Dio ha donato all’uomo come aiuto e compagna a lui simile, è Vita.
La donna come compagna dell’uomo è la massima incarnazione della vita, in quanto è la via attraverso cui si manifesta la vita stessa.
L’uomo, senza la donna, è tensione, nostalgia, solitudine incolmabile di vita.
L’espressione biblica dare il nome (evka,lesen to. o;noma ar"óq.YIw:) mette in evidenza la comprensione relazionale profonda dell’uomo che ha l’esperienza della presenza della donna nella sua esistenza.
L’uomo comprende e sente l’esistenza della propria individualità in relazione all’esistenza della individualità della donna e percepisce con gioia la superiore unità formata dall’uomo e dalla donna
La vita non solo è profonda tensione delle due individualità, ma è denotazione, realtà fattuale, realizzazione della superiore diade uomo-donna.
Sulla scia dell’espressione biblica, ogni persona per realizzarsi pienamente deve dare il nome a se stesso, alla propria madre, al proprio padre e all’altro polo della superiore diade di cui ha bisogno di far parte.
Solo entrando in relazione costruttiva con tali realtà l’individuo conquista la sua libertà, sperimenta la felicità.
2. Il Signore (ku,rion hw"åhy> ) è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni (Deut 30,20)
” Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il Signore, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni” (Deut 30,19-20).
Il concetto di vita ci consente di comprendere l’universo, noi stessi, gli altri, il matrimonio e Dio stesso.
La conoscenza di Dio come nostra vita richiede una relazione positiva ed intensa con lui. Relazione che si concretizza amando il Signore, ubbidendo alla sua voce e tenendosi stretti a lui.
Il tempo di vita, i giorni della nostra esistenza, non sono una nostra conquista, ma un dono di Dio con cui abbiamo una stretta amicizia.
3. Liberami Signore (ku,rie hw"åhy> ) dagli uomini del mondo il cui compenso è solo in questa vita. (Sal 17,14)
La realtà ed il significato profondo della vita richiede che la mente ed il cuore sappiano distinguere i diversi contesti nei quali si esplica
l’esistenza e sappiano orientarsi al conseguimento della pienezza di vita.
La considerazione della vita terrena, l’esigenza di una superiore realizzazione e di una esaustiva manifestazione, conduce l’uomo a scelte etiche, cioè a comportamenti che consentano di sentirsi immersi nel flusso della vita piena e vera.
4. La mia vita vien meno per l’affanno, i miei anni passano nel pianto, la forza è venuta meno per la mia afflizione, si logorano tutte le mie ossa. (Sal 31,10)
L’esistenza umana è un’esperienza di vita che si concretizza nella qualità della salute di cui si dispone. La salute è direttamente proporzionale alla funzionalità degli organi vitali, alle favorevoli circostanze ambientali e alla soddisfazione dei propri bisogni.
La tensione alla vita, nella sua dimensione ultraterrena, non si limita al possesso della salute. La vita umana, nell’esperienza quotidiana, si manifesta legata ai diversi gradi della funzionalità psicofisica.
La morte è la cessazione della funzionalità psicofisica. La malattia e il dolore sono legate alla menomazione delle funzionalità psicofisiche.
All’uomo è dato il conseguimento di forme di vita dopo la morte psicofisica, che siano una continuazione, benché con radicali trasformazioni, della precedente vita psicofisica ?
La risposta a questa domanda, che esprime una tensione innata della mente e del cuore, ci spinge nella fede nella sopravvivenza e nell’immortalità.
L’esperienza del dolore, del limite e la presenza della morte per un verso portano a ricercare nella salute psicofisica l’unica possibilità di vita, e per un altro verso spingono la mente ed il cuore alla ricerca affannosa di Dio, fonte del creato e della vita, l’unico che possa starci vicino, prenderci per mano e condurci alla pienezza della vita.
La ricerca di Dio si esprime nel grido angoscioso per l’affanno, per il pianto, per l’afflizione e per il dolore che demoliscono la vita che è in noi. Attraverso la preghiera chiediamo aiuto e salvezza a Dio, datore della vita.
5. Ti benedirò finché vivrò e alzerò le mani invocando il tuo nome. (Sal 63,4)
La preghiera a Dio, motivata dal bisogno di vita, porta a stabilire una forte amicizia con il Signore della vita che ci ha ascoltato.
L’amicizia con Dio accende nella mente e nel cuore un’attesa ed una speranza che non conoscono tramonto.
L’amicizia con Dio diventa una nuova forma di vita, superiore alla salute psicofisica, che porta al ringraziamento, alla benedizione di Dio, diventato porto della vita terrena e costante riferimento della nostra preghiera che supera i limiti del tempo.
6. Nei sentieri della giustizia sta la vita e nella via da essa tracciata non c’è morte. (Pro 12,28)
La scoperta di Dio, fonte della vita, ha come primo frutto il desiderio di conoscere i suoi comandamenti e di imitarlo nella pratica della giustizia, che costituisce l’essenza di Dio.
In questa tensione, ciò che più conta pe l’uomo non è tanto la salute fisica quanto il seguire la volontà di Dio, conformando a lui i pensieri, gli affetti e le azioni.
La vita etica supera la morte.
La vita etica porta :”a non far pesare la mano sul povero, a non prendere interesse né usura, a seguire le leggi di Dio.” (Ez 18,17).
La vita etica libera il figlio dall’iniquità del padre (Ez 18,19)
“Chi si allontana da tutti i peccati che commetteva e osserva tutte le mie leggi e pratica la giustizia, certamente vivrà, non morirà” (Ez 18,21
“Se restituisce il pegno, se ritorna ciò che ha rubato, se cammina secondo i precetti che danno la vita, senza commettere l’iniquità, certamente egli vivrà, non morirà” (Ez 33,15)
7. Il frutto della sapienza e del timore del Signore (hw"åhy) è ricchezza, gloria e vita. (Pro 22,4)
La vita di fede in Dio ci dona la sapienza, cioè la vera conoscenza di sé, degli altri, del presente e del futuro.
Il timore del Signore, cioè il profondo rispetto, lo struggente desiderio di stare vicino e in amicizia con il creatore della vita, costituisce la nostra ricchezza, il motivo di gloria e la piena esperienza di vita.
3.2 La vita negli insegnamenti del Nuovo Testamento
1. “Guardatevi e fuggite ogni avarizia (pleonexi,aj); perché non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede che dipende la sua vita”. (Lc 12,15)
L’avarizia è il desiderio insaziabile di cose, con le quali si vuole riempire la propria vita e dalle quali si è dominati.
Vivere significa crescere, conquistare degli obiettivi, utilizzare le cose per stabilire relazioni di interscambio con l’ambiente che ci circonda e specificamente con le persone con le quali costruire rapporti di amicizia.
Vivere è ringraziare Dio per tutti i doni che continuamente ci dà.
La nostra crescita, la conoscenza degli altri, la fede in Dio, sono al di là delle cose.
2. “Infatti sono persuaso che né morte né vita, né angeli, né principati, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. (Rom 8,38-39)
Per s. Paolo e per il cristiano c’è qualcosa d’immensamente superiore alle cose, alle creature ed alla vita stessa e che costituisce la nostra meta e la nostra forza: l’amore di Dio in Cristo Gesù.
La nostra speranza in Cristo non può limitarsi ad ottenere vantaggi solo in questa vita, ma deve essere costantemente orientata alla vita eterna ( 1Cor 15,19).
Gesù è stato inviato dal Padre ad annunciare e a portare la vita eterna. “Il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me.” (Gv 12,49-50
3. “1In principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio. 2 Esso era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui; e senza di lui neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”. (Gv 1,1-4)
La vita è l’essenza del Figlio eterno di Dio, Parola di verità e luce degli uomini. Tutto ciò che ha vita ed esiste è opera della Parola creatrice di Dio. La coscienza della vita è la conoscenza del Figlio eterno del Padre: “Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo” (1Gv 5,11).
Gesù si è fatto per ogni uomo parola di vita: “E’ lo Spirito che dà vita; la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita” (GV 6,63).
4. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”. (Gv 11,25)
Gesù si è rivelato come vita, inviato dal Padre per salvarci e donarci la vita eterna attraverso la nostra fede in lui.
La vita che Cristo ci dona supera i confini della morte e del tempo.
Chi cerca la morte odia la vita, ma chi ama Cristo vince la morte.
Solo la fede in Cristo ci consente di superare il dolore, la malattia, la morte.
Dio è mistero di vita eterna. Cristo ci ha rivelato le profondità della vita divina. Cristo, generato dal Padre, lo Spirito di Amore, che procede dal Padre e dal Figlio, vivono in unità che supera ogni immaginazione.
L’uomo raggiunge la vita quando entra nella relazione che unisce in perenne amore il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Come afferma il vangelo di Giovanni :” Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (GV 17,3)
L’esperienza dell’uomo è segnata dalla morte e dal peccato; la grazia che Cristo ci ha donato ci libera dal peccato e dalla morte: “Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell'uno, tanto più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo di quell'uno che è Gesù Cristo” (Rom 5,17).
Il peccato è la scelta che l’uomo fa di non cercare, non curarsi, non seguire la parola di vita, che Dio gli rivolge. S. Paolo ci ricorda che :”Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom 6,23)
Il peccato ogni uomo se lo porta dentro di sé, perché, come dice s. Paolo :”Ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace” (Rom 8,6).
Anche se la morte, a causa del peccato, ha segnato la nostra esistenza, la conoscenza di Cristo ci ridona la vita: “Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione” (Rom 8,10)
5. Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Gv 14,6)
Il Figlio eterno del Padre, è pienezza di vita¸ attraverso di lui la vita fluisce nel creato e in tutti gli esseri.
Cristo è la verità, perché è perenne testimonianza dell’immenso amore donativo del Padre.
Cristo è via, perché attraverso di lui la vita è apparsa nel creato e perché conoscendo lui ogni intelligenza attinge alla fonte della vita eterna che è nel Padre e che si manifesta nel Figlio.
Solo attraverso Cristo il mistero di Dio, ci illumina, ci riscalda, diventa fonte perenne di conoscenza, di verità, di gioia, di donazione, di alterità.
“Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Gv 5,20)
Cristo è la nostra esperienza terrena e la nostra intuizione eterna della incontenibile pienezza di vita che viene da Dio:
“Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita (la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata)” (1Gv 1,1-2
6. “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”. (Gv 17,3)
Il dono della vita eterna non avviene nella nostra passività e disinteresse. Il dono della vita eterna è veicolato dall’ascolto della parola di vita che Cristo ci ha portato.
La parola è interesse per l’altro, è nutrimento della mente e orientamento del cuore, è pressante invito a compiere delle scelte di vita, a conquistarsi il futuro, a fidarsi di lui che tende la mano per condurre a mete di luce, di verità, di vita.
La risposta alla parola di Cristo è il desiderio sempre crescente di conoscere Dio e colui che egli ha inviato.
“E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1Gv 5,11-13)
7. “Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”. (2Cor 4,10)
La tensione alla vita eterna non è una fuga dalla vita terrena, non è ignorare il dolore, la sofferenza, la solitudine, il fallimento, la morte.
La tensione alla vita eterna illumina la nostra conoscenza sul mistero di Dio, sulla missione salvifica di Cristo e ci svela il significato delle ombre, dei limiti, delle incongruenze,… della nostra esistenza.
La tensione alla vita eterna ci illumina sul progetto di Dio, sul creato, sull’uomo, sulla sua esistenza nel pianto, nel dolore, nella solitudine.
La conoscenza di Cristo, della sua parola, della sua vita, della sua morte, diventa il modello che ci consente di comprendere, di orientare, di valorizzare, di dare senso anche alle pesanti ombre del nostro vivere.
La tensione alla vita eterna e l’amore a Gesù Cristo ci spinge ad imitare e a conformare la nostra vita a quella del Figlio di Dio.
Il mistero della sofferenza e della morte diventa attesa e speranza che la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale, e porti salvezza e vita agli altri:
“Infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Di modo che la morte opera in noi, ma la vita in voi” (2Cor 4,11-12)
Il cristiano che ha la tensione alla vita eterna non teme la morte:
“Poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3)
8. “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. (Gv 6,27)
La vita eterna, va cercata, accolta, guadagnata, conservata e alimentata.
La vita eterna è alimentata dal cibo che il Figlio di Dio ci dà: la sua parola, la strada che egli ci indica di percorrere, la costante ricerca di Dio, l’incondizionata accettazione della sua persona.
Il segno più sublime del cibo datoci da Gesù è il segno perenne del suo sacrificio per la nostra salvezza: il suo corpo per noi immolato e il suo sangue per noi versato.
Questo segno tiene viva la nostra memoria, illumina l’intelligenza, dà motivazione al cuore ed energia all’azione.
“ Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui. 57 Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi mi mangia vivrà anch'egli a motivo di me. 58 Questo è il pane che è disceso dal cielo; non come quello che i padri mangiarono e morirono; chi mangia di questo pane vivrà in eterno”
(Gv 6,53-58).
3.3 La madre (mh,thr ~aeî) negli scritti del Vecchio Testamento
1. Se per caso un nido d'uccelli ti capita davanti, per la strada, sopra un albero o sul terreno, con degli uccellini o delle uova e la madre accovacciata sopra gli uccellini o le uova, non prenderai la madre con i piccoli. ( Deut 22,6)
Il rispetto della vita è la caratteristica fondamentale di chi accoglie la vita come un dono del Creatore.
La maternità va salvaguardata e difesa soprattutto nelle sue fonti e nella sua realizzazione.
La salvaguardia e la tutela della vita animale è un dovere di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Le modalità di sviluppo della vita animale sono insostituibili esempi educativi per lo sviluppo della personalità, l’acquisizione di altruismo, di rispetto incondizionato per la vita, di capacità donativa, di tenerezza, di cura che non conosce fatica per i piccoli, per i deboli.
Gli animali sono parte di noi e attendono il nostro aiuto.
Tutti gli esseri viventi sono interrelati tra di loro e attendono riconoscimento e aiuto reciproco.
2. “I capi mancavano in Israele; mancavano, finché non venni io, Debora, finché non venni io, come una madre in Israele”. ( Giud 5,7)
La maternità e la paternità sono le caratteristiche che meglio descrivono la dimensione profonda dell’essere umano nel suo massimo sviluppo.
La maternità, come premurosa accoglienza di ogni possibilità di vita, si estende ad ogni dimensione della persona: fisica, psicologica, relazionale, religiosa.
La maternità limitata ad una sola dimensione non raggiunge appieno la sua finalità.
Al tempo dei Giudici, Debora fu giudice in Israele in tempi difficili a motivo della superiorità dei nemici.
Debora, la donna forte che riscatta le sorti del suo popolo di Israele, si sente alimentata da un profondo e genuino senso di maternità, che le infonde tolleranza nelle prove, energia nell’azione, coraggio nel sacrificio.
L’azione politica, sociale e religiosa di Debora fu animata da un profondo e genuino senso materno.
L’educazione al senso globale di maternità è il lavoro più importante e delicato nei confronti delle donne di una società, che trova in esse le basi e gli strumenti per lo sviluppo e il suo benessere.
3. Quando ebbe svezzato (Samuele), (Anna) lo portò con sé e prese tre torelli, un efa di farina e un otre di vino; e venne nella casa del Signore a Silo. Il Bambino era con loro. (1Sam 1,24)
Anna, moglie di Elkana, era sterile e si recò in Silo nel tempio del Signore.
“ 9 Dopo che ebbero mangiato e bevuto a Silo, Anna si alzò. Il sacerdote Eli stava in quell'ora seduto sul suo sedile all'entrata del tempio del Signore. 10 Lei aveva l'anima piena di amarezza e pregò il Signore piangendo. 11 Fece un voto e disse: «O Signore degli eserciti, se vuoi considerare l'afflizione della tua serva e ricordarti di me, se non dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa».
12 Mentre essa prolungava la sua preghiera davanti al Signore, Eli osservava la bocca di lei. 13 Anna pregava in cuor suo e si movevano soltanto le sue labbra, ma non si sentiva la sua voce; perciò Eli credette che fosse ubriaca 14 e le disse: «Fino a quando durerà la tua ubriachezza? Va' a smaltire il vino che hai bevuto!» 15 Ma Anna rispose e disse: «No, mio signore, io sono una donna angosciata nello spirito e non ho bevuto vino né altra bevanda inebriante, ma stavo solo sfogando il mio cuore davanti al Signore. 16 Non ritenere la tua serva per una donna da cattiva; perché il mio grande dolore la mia amarezza mi ha fatto parlare ». 17 Ed Eli replicò: «Va' in pace e il Dio d'Israele esaudisca la preghiera che tu gli hai fatto!» 18 Lei rispose: «Possa la tua serva trovare grazia agli occhi tuoi!»
Dopo la donna se ne andò per la sua strada, mangiò, e il suo aspetto non fu più quello di prima. 19 L'indomani lei e suo marito si alzarono di buon'ora e dopo che si furono prostrati davanti al Signore, partirono e ritornarono a casa in Rama. Elkana si unì ad Anna, sua moglie, e il Signore si ricordò di lei. 20 Sul finire dell'anno, Anna concepì e partorì un figlio, che chiamò Samuele; perché disse, l'ho chiesto al Signore. 21 Elkana, salì con tutta la sua famiglia per andare a offrire al Signore il sacrificio di ogni anno e a soddisfare il suo voto. 22 Ma Anna non salì, e disse a suo marito: «Io non salirò finché il bambino non sia svezzato; allora lo condurrò, perché sia presentato davanti al Signore e rimanga là per sempre». 23 Elkana, suo marito, le rispose: «Fa' come ti sembra bene; rimani finché tu lo abbia svezzato, soltanto il Signore adempia la sua parola!» Così la donna rimase a casa, e allattò suo figlio fino al momento di svezzarlo.
24 Quando lo ebbe svezzato, lo condusse con sé e prese un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino; e venne nella casa del Signore a Silo. Il bambino era con loro. 25 Sacrificato il giovenco Elkana e Anna condussero il bambino a Eli. 26 Anna gli disse: «Mio signore! com'è vero che tu vivi, o mio signore, io sono quella donna che stava qui vicina a te, a pregare il Signore. 27 Pregai per avere questo bambino; il Signore mi ha concesso quello che io gli avevo domandato. 28 Perciò anch'io lo dono in cambio al Signore; finché vivrà, egli sarà donato al Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.(1Sam 1,9-28)
4. Allora il re (Salomone) rispose: «Date alla prima il bambino vivo, e non uccidetelo; lei è sua madre!». (1Re 3,27)
Il giudizio del re Salomone sottolinea come la maternità autentica non si manifesta come diritto ad un possesso personale, ma come amore incondizionato alla vita e alla sua crescita.
“16 Un giorno due prostitute vennero a presentarsi davanti al re. 17Una delle due disse: «Ascoltami, mio signore! Io e questa donna abitavamo nella medesima casa, e io partorii mentre lei stava in casa. 18 Dopo tre giorni dal mio parto, partorì anche questa donna. Noi stavamo insieme, e non c'erano estranei; non c'erano estranei fuori di noi due in casa. 19 Poi, durante la notte, il figlio di questa donna morì, perché essa le si era coricata sopra. 20 Lei, alzatasi nel cuore della notte, prese mio figlio dal mio fianco, mentre la tua schiava dormiva, e lo ha posto sul suo seno, e sul mio seno mise il figlio morto. 21 Quando mi sono alzata al mattino per allattare mio figlio, egli era morto; ma, osservandolo bene, mi accorsi che non era il figlio che io avevo partorito».
22 L'altra donna disse: «No, il figlio vivo è il mio, e il morto è il tuo». Ma la prima replicò: «No, invece, il morto è il figlio tuo, e il vivo è il mio». Così discutevano in presenza del re. 23 Allora il re disse: «Una dice: Questo che è vivo è mio figlio, e quello che è morto è il tuo; e l'altra dice: No, invece, il morto è il figlio tuo, e il vivo è il mio». 24 Il re ordinò: «Prendetemi una spada!» E portarono una spada davanti al re. 25 Il re continuò: «Dividete il bambino vivo in due parti, e datene la metà all'una, e la metà all'altra». 26 Allora la madre, a cui apparteneva il bambino vivo, sentendosi commuovere le viscere per suo figlio, disse al re: «Mio signore, date a lei il bambino vivo, e non uccidetelo!» Ma l'altra diceva: «Non sia mio né tuo; dividetelo in due!» 27 Allora il re disse: «Date alla prima il bambino vivo, e non uccidetelo; lei è sua madre!» 28 Tutti gli Israeliti seppero della sentenza che il re aveva pronunziato, ed ebbero rispetto per il re perché vedevano che la sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia.” (1Re 3,16-28)
5. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. (Sal 27,10)
La madre e il padre sono per il figlio la primigenia fonte sacra ed inviolabile della vita.
La dinamica dello sviluppo e della crescita dell’individuo richiede una continua rimodulazione del rapporto genitori-figlio.
Il figlio sperimenta la progressiva separazione e distacco dalla madre e dalla figure parentali. La nascita, la funzionalità crescente degli apparati e del sistema muscolare e locomotorio portano il bambino ad habitat esperienziali sempre più distanti dal corpo e dalla presenza della madre. In questo modo il bambino pone le basi per una sempre maggiore autonomia ed iniziativa. La figura della madre si va sempre più interiorizzando. La relazione profonda di stima reciproca e di aiuto sempre disponibile consente al bambino di sviluppare fiducia in se stesso, capacità di tolleranza e di attesa.
Se la relazione è incrinata dall’inadeguatezza della madre o da cause presenti nel figlio, lo sviluppo non è armonico. Si vive nell’angoscia della separazione, nel senso di abbandono, di rifiuto, nel bisogno di autodifesa e di fuga. Si è in balìa dell’ansia.
I genitori, per motivi legati alla loro storia personale, possono abbandonare il loro figlio.
Lo stato di abbandono, in presenza di un sufficiente sviluppo della personalità e di un orientamento ricevuto che spinge alla ricerca di Dio, può condurre la persona ad incrementare la sua relazione con Dio, che cercherà di rendersi sempre più amico con la preghiera e la richiesta di aiuto.
La maternità e la paternità hanno la loro prima ed ultima radice in Dio creatore. La ricerca di Dio è la ricerca della propria fonte della vita. Dio è la fonte perenne, che mai abbandona, ma sempre raccoglie, salva, cura, fa crescere.
6. Ecco, io sono stato generato nella colpa, mia madre mi ha concepito nel peccato. (Sal 51,7)
L’esperienza di vita è esperienza di distacco, di sofferenza, di aggressività in noi e negli altri. L’uomo compie il male e spesso è vittima della cattiveria altrui.
Questa condizione di aggressività e di peccato, nella visione biblica, è effetto del peccato originale, che porta l’uomo a traviare.
La liberazione dal peso e dall’oppressione del peccato inizia con il riconoscimento del proprio peccato e con la richiesta di perdono fatta a Dio, con l’impegno di seguire unicamente la via di Dio.
La fonte ultima della vita non sono le creature, ma è Dio. Il riconoscimento di Dio come prima fonte della vita, apre la nostra mente alla verità ed il nostro cuore alla riconoscenza e alla solidarietà verso i genitori, considerati strumenti di vita nelle mani di Dio. In questo modo comprendiamo i limiti del padre e della madre, le difficoltà da loro incontrate e superate, i sacrifici d’amore nei nostri confronti; ci sentiamo in dovere di dare loro un aiuto nei momenti di difficoltà.
7. Ascolta tuo padre che ti ha generato, e non disprezzare tua madre quando è vecchia. (Pro 23,22)
I genitori, fonte terrena della vita, vanno sempre riconosciuti, ascoltati e rispettati e nel bisogno aiutati.
L’ostilità verso i genitori, il rifiuto ed il disprezzo per le loro condizioni di decadenza, bloccano lo sviluppo della vita nel figlio.
Il figlio deve prendersi cura dei genitori, come questi si sono presi cura di lui quando era piccolo, malato, in stato di bisogno.
Il figlio che non matura in sé un cuore di madre e di padre, non conosce la pienezza della vita.
8. Gioisca tuo padre e tua madre, e si rallegri chi ti ha generato! (Pro 23,25)
Il migliore ringraziamento per la vita ricevuta è la gioia che si riesce a ricambiare alla propria madre e al proprio padre.
Non c’è felicità per il figlio, né per la nuova famiglia che si è formata, se non si è capaci di riconoscenza, di ringraziamento continuo per coloro che ci hanno donato la vita.
La gioia del padre e della madre si concretizza nel comportamento etico del figlio, nel perseguire la giustizia, la lealtà, nell’impegno lavorativo, nella capacità donativa, nell’impegno sociale, nel rispetto di Dio.
La felicità del figlio cresce parallelamente all’interesse per la gioia dei genitori.
9. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò.(Is 66,13)
Uno dei compiti principali della madre è quello di consolare il proprio figlio, di liberarlo con la sua presenza dall’angoscia e dalla paura, di alleviare la sue sofferenze e di infondere speranza.
La fiducia in un Dio consolatore ha le sue radici nel fruttuoso abbandono nelle braccia della madre, in cerca di protezione, di liberazione dal male, di gioia ritrovata.
L’abbandono a Dio, alla sua protezione, alla sua bontà senza limiti è la migliore conquista nel cammino della vita ed è l’insegnamento più alto che ci possano dare i nostri genitori.
10. Maledetto sia il giorno che io nacqui! Il giorno in cui mia madre mi diede alla luce non sia mai benedetto! (Ger 20,14)
La pienezza di vita è conquista, benedizione, ringraziamento, gioia.
La strada della vita conosce ostacoli, che spesso appaiono insormontabili, cadute, dalle quali è difficile rialzarsi, ostilità gratuite che ne bloccano lo sviluppo, il baratro della morte, che ne è la negazione e l’annullamento.
La vita si realizza mediante il profondo desiderio di vita. Al desiderio di vita si oppone il desiderio di morte, che è il grande enigma dell’uomo. Il desiderio di morte si manifesta in diversi modi. Non di rado è uno sfogo per le difficoltà esistenziali e si manifesta in transitorie espressioni verbali.
Il blocco del pessimismo spinge alla ricerca delle motivazioni a vivere.
11. La vostra madre è piena di confusione, colei che vi ha partoriti, arrossisce; ecco, essa è l'ultima delle nazioni, un deserto, una terra arida, una solitudine. (Ger 50,12)
La madre è la figura più adatta per indicare la vita associata a vari livelli. Nelle relazioni interpersonali abbiamo esperienze superiori di vita, che non devono vederci solo come fruitori egoistici, ma richiedono la nostra azione di collaborazione, di apporto costruttivo e di riconoscenza materna.
La vita associata richiede impegno lavorativo personale, tolleranza, progettazione, ricostruzione.
12. Tua madre era, come una vite, piantata vicino alle acque; era feconda, ricca di tralci, per l'abbondanza dell’acqua. (Ez 19,10)
La madre è simbolo della fecondità, dell’abbondanza, della donazione e della produttività.
La vita associata (famiglia, gruppo di lavoro, associazione produttiva, comunità religiosa…), deve realizzare la fecondità donativa della madre.
3.4 La madre (mh,thr) negli scritti del Nuovo Testamento
1. A che debbo che la madre del mio Signore venga da me? (Lc 1,43)
Elisabetta nell’accogliere Maria, che, dopo l’Annunciazione, va a farle visita, ritiene il gesto di Maria un grande gesto di stima non meritato a motivo della sua umiltà.
Elisabetta riconosce in Gesù, concepito dalla Vergine Maria, il Salvatore inviato da Dio. La presenza di Gesù non è solo avvertita da Elisabetta, ma anche dal figlio Giovanni che ancora porta nel suo grembo.
Il riconoscimento della madre Maria non sminuisce la grandezza del figlio Gesù, ma è una lode a Dio creatore, che ha scelto la Vergine Maria, e in lei, la donna simbolo della vita, per donare un corpo al suo eterno Figlio.
L’onore reso alla Vergine Maria mette in risalto l’azione redentrice di Gesù e la misericordia di Dio.
2. Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui.(Lc 1,43)
Il padre e la madre sono come ponte tra il figlio che generano e Dio creatore della vita.
I genitori hanno il compito di far conoscere Dio al figlio, di prendere atto dei loro limiti e di ringraziare Dio per il ruolo loro affidato nella realizzazione del suo grande progetto.
I genitori scoprono nel figlio il disegno di Dio e ne provano meraviglia e gioia.
Il bambino Gesù, in quanto figlio di Dio, è pienezza di vita e perciò fonte di perenne meraviglia e gioia per chi lo ha accolto.
3. Quando i suoi genitori lo videro, rimasero stupiti; e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo, pieni di angoscia».(Lc 2,48)
Quando ebbe dodici anni, Gesù insieme ai suoi genitori nel gruppo di pellegrinaggio, salì a Gerusalemme secondo l’usanza per la festa di Pasqua.
Trascorsi i giorni della festa, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, mentre il gruppo riprendeva la via del ritorno. I genitori non si accorsero della sua assenza. Dopo un giorno di viaggio fecero ricerca tra i parenti e i conoscenti nella carovana. Non trovandolo ritornarono a Gerusalemme in cerca di Lui.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio in mezzo ai dottori e gli chiesero il perché di questo comportamento. E Gesù rispose loro: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio ?” (Lc 2,49)
Gesù è adolescente e si orienta all’occupazione a lui più congeniale: la realizzazione del progetto di salvezza che Dio Padre ha su di lui.
L’ingresso nella vita adulta, la scelta della propria professione esigono un distanziamento dalla vita infantile e nuove relazioni con i genitori. La ricerca reciproca, la lontananza, l’angoscia del distacco, la realizzazione della propria missione sono il prezzo per il raggiungimento della vita adulta.
L’orientamento faticoso verso la vita matura ci avvicina sempre più al Padre celeste che guida i nostri giorni.
4. Poi partì con loro, e tornò a Nazaret, e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. (Lc 2,51)
Dopo la trasfigurazione adolescenziale, Gesù ritorna a Nazaret e attende l’inizio della sua vita pubblica di evangelizzazione dando esempio di ubbidienza e di collaborazione familiare.
La madre Maria sta vicino al Figlio e nel suo cuore verginale si illumina con la luce di Dio.
5. Sua madre e i suoi fratelli vennero a trovarlo; ma non potevano avvicinarlo a motivo della folla. Gli fu riferito: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori, e vogliono vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». (Lc 8,51)
Gesù ha iniziato la sua vita pubblica. Le folle attendono la sua parola di redenzione. L’incontro con la madre ed i parenti gli dà occasione per diffondere il suo vangelo di salvezza, di vicinanza e di amore.
La madre ed i parenti di un grande profeta riscuotono stima ed ammirazione tra la gente numerosa che segue per giorni il Messia e si nutre dei suoi insegnamenti. Il desiderio della madre e dei parenti di vedere Gesù, diventa per il Messia un’opportunità per un insegnamento di profonda vita di fede per le folle che seguono Gesù ed un’occasione di esaltazione della Vergine Madre e di quanti si sentono intimamente legati alla persona di Gesù.
Il tanto ambito legame di maternità e di fraternità con il Cristo non risiede nel legame di vicinanza biologica e fisica, ma nel profondo legame di vicinanza a Dio, di amore per la sua legge, di impegno quotidiano nell’ascolto della parola di Dio e nella costante decisione di metterla in pratica.
La Vergine madre Maria e la cerchia parentale che hanno creduto nella missione salvifica di Gesù, diventano esempio per quanti vogliono diventare intimi e prossimi di Gesù.
La maternità raggiunge il suo alto valore se radicata nella fede e nell’amore a Dio.
6. Saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera».(Lc 12,53)
La separazione ed il distanziamento sono il divenire della maternità biologica, in quanto la maternità è generazione di una nuova vita destinata alla sua autonomia ed identità.
La figliolanza ed i legami di parentela e di affinità tendono a stabilire legami interpersonali si simpatia e di mutuo aiuto.
La divisione e la rottura più o meno permanenti dei rapporti di parentela, di affinità e di amicizia, sono esperienze drammatiche della vita ed hanno le loro cause in conflitti d’interesse, in conflitti affettivi, in scelte difformi di vita, in contrastanti orientamenti religiosi, in opposti perseguimenti di valori etici, politici, sociali…
Soprattutto nelle scelte etiche e di fede la divisione non violenta, anche se radicale, interessa i legami di figliolanza, parentali ed amicali.
Scegliere Dio, seguire Cristo, comporta divisioni, rotture, lontananze da quanto ci distoglie dal bene, dal vero, dalla luce.
7. Tre giorni dopo, ci fu una festa di nozze in Cana di Galilea, e c'era la madre di Gesù. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». Sua madre disse ai servitori: «Fate tutto quel che vi dirà». (Gv 2,1.3.5)
La maternità si estende al figlio, al suo ambiente, ai suoi amici…
Il comportamento di Maria, invitata alla nozze di Cana, insieme a Gesù, ci orienta non solo nelle relazioni sociali, ma anche nella vita di fede.
La maternità è sensibilità, interessamento, anticipazione, preghiera accorata, fiducia nella bontà di Dio, attesa serena dell’aiuto che Cristo darà.
La Vergine madre interviene in prima persona come orante in una festa di nozze, cioè una festa di progetto di vita. Desidera che questo progetto vada avanti e raggiunga i suoi obiettivi.
Si rivolge supplicante a Gesù, che è la sua vita, il suo tutto; sa che non potrà dire di no.
La condizione perché tutto questo si realizzi è che i servitori facciano tutto quello che Gesù, che è la vita, dirà.
E il miracolo si compie!
8. Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. (Gv 19, 25-27)
La Vergine madre è presente presso la croce di Gesù ed assiste alla sua morte.
Molti vorrebbero essere assistiti dalla loro madre nel momento della morte.
La maternità non termina con la morte del figlio.
Gesù che è la vita piena, che ha ricevuto in dono dal Padre la Vergine madre, ha la forza nel momento della morte di donare la propria madre. In questo modo la presenza di Gesù continua nel nuovo figlio della sua Vergine madre: Maria e Gesù sono destinati a vivere insieme per sempre.
Il discepolo che riceve in Maria la sua nuova madre, rappresenta ogni seguace di Cristo, che con lui si identifica e che trova nella Vergine madre la nuova vita che Cristo gli ha donato.
Cristo e i suoi seguaci hanno una sola madre.
3.5 Il padre (path,r ybia'ä eî) negli scritti del Vecchio Testamento
1. Egli m'invocherà, dicendo: "Tu sei mio Padre, mio Dio, e la roccia della mia salvezza".(Sal 89,26)
La paternità trova la sua massima espressione in Dio, riconosciuto come colui che ascolta il grido d’aiuto, protegge, ripara, porta salvezza.
La paternità è una relazione di ascolto, di protezione, di salvezza.
Non conosce il padre chi non incontra la paternità di Dio.
2. Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il Signore verso quelli che lo temono.(Sal 103,13)
La paternità, oltre ad essere una relazione di guida è anche una relazione di comprensione, di perdono.
Dio è giusto e misericordioso, è benevolo, perdona quanti gli chiedono perdono e si impegnano a camminare nelle sue vie
3. Il padre del giusto esulta grandemente; chi ha generato un saggio, ne avrà gioia. (Pro 23,24)
Il compito educativo del padre è di formare il figlio alla giustizia, alla lealtà e alla saggezza.
Il lavoro educativo del padre è impegnativo, oltre all’insegnare richiede anche il fare, cioè l’esempio.
I frutti del lavoro educativo del padre non sono sempre immediati.
4. Ero padre per i poveri, sostenevo la causa del forestiero.(Giob 29,16)
La paternità non deve limitarsi al proprio figlio o alla propria parentela, ma deve estendersi ad ogni persona, soprattutto agli ultimi.
5. Non abbiamo forse tutti un solo padre? Non ci ha creati uno stesso Dio? Perché dunque siamo perfidi l'uno verso l'altro così che profaniamo il patto dei nostri padri? (Malachia 2,10)
Solo la fede nell’unico Dio creatore, porta a relazioni interpersonali di comprensione ed accettazione reciproca e a sviluppare comportamenti di amicizia.
6. Tuttavia, tu sei nostro padre; poiché Abramo non sa chi siamo e Israele non ci riconosce. Tu, Signore, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è Salvatore nostro.(Is 63,16)
Il profeta Isaia giunge a chiamare Dio padre di tutti e a considerarlo Salvatore di tutti.
La paternità appartiene a Dio; l’uomo è un suo collaboratore.
7. Ma tu, Signore, sei nostro padre; noi siamo l'argilla e tu colui che ci dà forma; noi siamo tutti opera delle tue mani. (Is 64,7)
La fede è il passaggio riconoscente dalla paternità umana alla piena paternità che è in Dio.
La persona religiosa considera Dio suo padre, che ama, ascolta, prega.
La gioia del vivere è considerarsi plasmati dalle mani benevole di Dio, nostro creatore.
Chi ha fede considera gli eventi della vita forme che Dio ci dà.
3.6 Il padre (path.r)) negli scritti del Nuovo Testamento
1. “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”.(Mt 5,48)
Nel Vangelo Gesù ci ha rivelato il vero volto di Dio, che è quello di Padre.
Dio è il padre da imitare nella sua perfezione, che è giustizia, misericordia, bontà, perdono.
2. “Affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti darà la ricompensa” (Mt 6,4)
La religiosità è una relazione personale con Dio, alimentata dall’osservanza dei suoi comandamenti e dalla continua preghiera.
I propri doveri e le opere di bene non devono essere compiute per riceverne onore dagli uomini, ma unicamente per dimostrare a Dio la nostra fedeltà ed il nostro amore per lui.
Il rapporto con Dio rischiara il nostro intimo e riempie di gioia il nostro incontro nel segreto con il Padre.
3. “Tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti darà la ricompensa”. (Mt 6,6)
La preghiera nel segreto è la preghiera dell’anima.
Chiudere la parta della propria cameretta significa isolarsi dal frastuono dell’ambiente che ci circonda, ma soprattutto distanziarsi dai pensieri che ci agitano, ci portano lontano e controllare gli affetti e i sentimenti di rivalità, di rivincita, di possesso, di invidia, di disperazione.
Dio, che incontriamo nel segreto, asciuga le lacrime, libera dall’angoscia, apre il cuore alla generosità, dà energia per l’azione, ravviva la speranza, ti fa incontrare amici.
4. Non sprecate parole nella preghiera, “perché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che gliele chiediate”.(Mt 6,8)
Pregare significa chiedere. Si chiede con le parole, con i gesti del corpo, con le lacrime, con il silenzio. La richiesta inespressa, diventa tensione, attesa, grazia.
Per ottenere da una persona quanto si chiede, è necessario innanzitutto stabilire una relazione di riconoscimento, di ascolto reciproco, di simpatia. Tanto più forte e positiva è la relazione, tanto minore è il bisogno di spiegazioni e di giustificazioni della richiesta.
Tra le persone che si amano, le richieste sono reciprocamente anticipate, intuite ed esaudite.
Nella preghiera si stabilisce una relazione con Dio, a cui chiediamo un aiuto, una grazia.
Dio non è un robot che ha bisogno di attivare i contatti per rispondere, e di continui richiami per attirare la sua attenzione.
Dio è un padre che attende il nostro ritorno. Ciò che desidera è che riconosciamo di essere suoi figli.
Pregare significa riscoprire la nostra relazione di figliolanza con Dio. Se noi ci riconosciamo figli, egli si comporta da Padre solerte e misericordioso, preoccupato di noi, desideroso della nostra felicità.
5. “Se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”. (Mt 6,14-15)
La relazione con Dio nella preghiera è una relazione di amicizia, di simpatia e di lealtà. Non si può pregare Dio con il tradimento nel cuore e il traviamento della mente.
La preghiera rivolta a Dio ha come prima istanza la richiesta di perdono per i nostri tradimenti, per la nostra lontananza da Lui.
La richiesta di perdono delle nostre colpe ci mette in condizione di stabilire con Dio una relazione di amicizia,di riconoscente figliolanza.
Senza richiesta di perdono non può esserci sincera preghiera a Dio.
Gesù ci dice che per ottenere da Dio il perdono delle nostre colpe, dobbiamo a nostra volta perdonare agli altri le colpe da loro commesse nei nostri confronti.
Pregare Dio è scoprire che lui è nostro padre, ma questo non si realizza se non ci sentiamo famiglia di Dio e riconosciamo negli altri i nostri fratelli.
6. “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?”. (Mt 6,26)
La preghiera sgorga dal cuore che riconosce un Dio provvidente, che ci nutre, ci risana, ci aiuta, si occupa di noi.
La religiosità coincide con la scoperta che Dio è totalmente innamorato della vita, che dona e cura in tutti gli esseri viventi. La religiosità si radica nella fede nella divina Provvidenza.
Il Padre celeste è il Padre della vita, soprattutto della vita umana.
7. “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”.(Lc 6,36)
La realtà profonda di Dio è che lui è il creatore, agisce con giustizia e si dimostra costantemente misericordioso.
Diversamente dalla persona umana che è egoista, vendicativa e spesso ingiusta e crudele, il vero Dio, ed il suo Figlio Gesù Cristo, agiscono solo nella giustizia e manifestano il loro cuore misericordioso.
La misericordia di Dio ci purifica, ci riscatta, ci dà nuove energie, ci fa sperimentare la libertà e la gioia del perdono.
8. “Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo”. ( Lc 10,22)
L’amore a Dio porta alla conoscenza e all’incontro con Cristo, Figlio eterno del Padre fattosi nostro fratello.
Gesù ci ha svelato il vero volto di Dio
Dio è un mistero affascinante. Gesù ce lo svela come Padre di ogni creatura, che ha inviato a noi lui, il suo eterno Figlio, per riscattarci dal male che ci portiamo dentro e ridarci la vita e la libertà di figli del Padre creatore.
Gesù vive perennemente nel mistero di Dio e lo vuole rivelare a chiunque lo cerca , lo riconosce, lo invoca e lo segue.
9. “Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno”. (Lc 12,32)
Cristo è venuto nel mondo per farsi dei seguaci, degli amici generosi, liberi, gioiosi, volonterosi nel lavoro, intrepidi di fronte alle difficoltà, desiderosi solo di portare la serenità, la pace, la pienezza di vita.
I seguaci veri di Cristo, sanno di essere un piccolo gruppo, perché molti sono distolti dall’egoismo, dagli effimeri interessi terreni, dagli inconsistenti guadagni immediati, impediti dalla catene delle dipendenze che abbruttiscono, bloccano la vita, portano la notte nell'anima.
Ma questo piccolo gruppo ha con sé la luce e la forza di Cristo, e come punto di riferimento il Padre, che darà loro il regno.
10. “Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi". Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò. E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". (Lc 15, 18-21)
La vita di fede è il ritorno al Padre, dopo l’esperienza dell’allontanamento da Lui.
La lontananza da Dio è miraggio di fatua libertà, di onirica e asfissiante unione emotiva e sentimentale, è peso di catene che imprigionano il nostro cammino, mortificano i nostri pensieri, inaridiscono affetti, bruciano progetti.
Il liberatorio ritorno al Padre, è richiesta di perdono, desiderio di semplice vicinanza, completa docilità ai suoi desideri.
Il ritorno al Padre ci svela la sua tenerezza, il suo profondo desiderio di riaverci.
11. “Ma viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori”. (Gv 4,23)
Il nostro Padre è Dio
L’adorazione è la relazione che lega la creatura al Creatore; è il riconoscimento del nostro nulla di fronte all’immensità di Dio; è sentirsi polvere nella mani del Creatore.
Le modalità di adorazione dipendono dal concetto che si ha di Dio e dal tipo di relazione che si stabilisce con lui.
Gesù è venuto ad insegnarci che Dio è spirito e che cerca adoratori in spirito e verità.
Dio ha creato la materia e come tale è prima e al di la della materia. La materia, le cose, vengono da Dio, ma non ha senso dire che Dio deriva, è un prodotto della materia.
L’adorazione interessa tutto l’uomo ed ha il suo centro nell’anima.
Un’adorazione puramente esteriore, fatta di gesti e di parole, non è degna del vero Dio.
Dio cerca l’uomo nel suo intimo, nella sua anima.
L’adorazione è la continua ricerca della verità sul mistero di Dio, sulle sue manifestazioni e sulla sua rivelazione.
La verità nell’adorazione del Padre è l’incontro con Cristo, inviato dal Padre.
12. Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo”.(Gv 6,32)
La fede ha bisogno di essere alimentata con la riflessione, con l’affinamento dell’intuizione, con l’educazione dei sentimenti, con l’ascolto della voce della coscienza, che ci indica la strada della giustizia e della lealtà, con la preghiera che ci avvicina a Dio.
Gesù è venuto a portarci il dono della fede; egli stesso è il dono della fede. Gesù ci dona la sua parola di vita e di verità. Egli stesso dona la sua vita terrena come sacrificio perché la mente, il cuore e l’agire di ogni uomo, si apra alla fede in Dio e alla fede il lui Messia inviato dal Padre.
Il dono della sua vita per noi, Gesù ce lo ha lasciato come memoriale perenne, nel pane spezzato e nel sangue versato, perché alimenti il nostro ricordo, lo sentiamo in noi come cibo che nutre e dà forza, e bevanda che disseta e purifica.
13. Essi perciò gli dissero: «Dov'è tuo Padre?» Gesù rispose: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». (Gv 8,19)
L’orizzonte della paternità non è confinato all’esperienza biologica.
La paternità ha il suo punto di partenza e di arrivo, mediante l’educazione religiosa, in Dio.
Il padre di cui parla Gesù è il Padre del cielo.
Gesù parla del vero Dio e solo chi cerca il vero Dio è in grado di comprendere e accettare la testimonianza che Gesù rende di suo Padre che è quella di riconoscere nel Cristo l’unigenito Figlio del Padre.
14. Gesù disse loro: “Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio; infatti io non son venuto da me, ma è lui che mi ha mandato”.(Gv 8,42)
La vera religione è la costante ricerca del vero Dio.
Il vero Dio è quello che sentiamo in noi e fuori di noi come Padre giusto, misericordioso e amorevole.
Gesù è presente, è compreso e sperimentato solo nella relazione con il Dio vero, che è Padre amoroso, che ci dona il proprio figlio, come maestro, guida, sacerdote eterno e vittima di espiazione.
15. “Io e il Padre siamo uno”.(Gv 10,30)
Il mistero del Dio vero è la realtà della partecipazione di Dio alla nostra vita, alla nostra redenzione, al dono della vita eterna.
Cristo realizza il dono del Padre della vita eterna ad ogni uomo, affinché ogni uomo possa partecipare alla gioia del sentirsi fratello di Gesù e figlio del Padre.
16. “Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servo; se uno mi serve, il Padre gli darà onore”.(Gv 12,26)
Servire Cristo significa seguire fedelmente i suoi insegnamenti, mettere Dio al centro della propria vita, praticare la giustizia e la misericordia verso tutti, animare la propria attività con la preghiera.
Chi serve Gesù lo sceglie come modello della propria vita.
Gesù ricompensa chi lo serve stabilendo con lui una profonda amicizia e donandogli per padre il suo proprio Padre.
17. “Quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio”.(Gv 14,13)
Il Padre esaudisce sempre le richieste di Gesù, suo Figlio.
Chi si rivolge a Gesù e lo prega, dimostra di avere fede in lui e di riconoscerlo figlio di Dio.
Cristo esaudisce le preghiere fatte a lui perché in questo modo chi prega riconosca la potenza di Dio, che opera in Colui che egli ha mandato.
18. Gesù gli rispose: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e abiteremo presso di lui”.(Gv 14,23)
Gesù si manifesta a chi crede in lui.
La rivelazione di Gesù in chi lo accoglie, richiede che venga messo in pratica quanto egli insegna. Chi si comporta secondo il vangelo è amato da Dio, perché segue il bene. La fede e l’amore a Cristo fa sbocciare in noi la vita divina, in quanto il Padre e il figlio Gesù vengono ad abitare nella nostra anima, che diventa loro tempio.
19. “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”.(Gv 14,26)
Il mistero di Dio è il mistero della Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Gesù, inviato dal Padre per portare consolazione e conoscenza a chi ha fede. Lo Spirito Santo ci illumina sulla missione salvifica operata da Gesù.
20. “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo…Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”. (Gv 15,1.5)
Con la fede partecipiamo alla vita divina. Mediante La fede ci troviamo in stretta relazione con il Padre, il datore di vita, il vignaiuolo che ha piantato una vite, che è Gesù, a cui noi siamo intimamente uniti, in quanto siamo i tralci di questa vite.
L’intimità con Cristo, attraverso l’ascolto della parola, la preghiera, il nutrimento con il pane spezzato ed il sangue versato, ci rende tralci carichi di grappoli.
21. Allora Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi”. (Gv 20,21)
Gesù affida ai suoi discepoli, ai suoi amici, una missione di vita: portare il vangelo nel cuore delle persone.
Gesù missionario per natura, trasforma i suoi seguaci in missionari per chiamata, per vocazione.
22. “Per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo”.(1Cor 8,6)
La fede dei cristiani ha come fondamento l’esistenza di un solo Dio, che ha il cuore di Padre e che è il creatore di tutte le cose e che è la causa, il mezzo e la finalità per cui viviamo.
I cristiani credono in un solo Dio e in un solo Signore, Gesù Cristo, figlio eterno del Padre e strumento di creazione e di vita, che si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria.
23. “Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.(Ef 4,6)
La conoscenza di Cristo, della sua incarnazione e redenzione, ci consente di avvertire nella nostra anima la verità su Dio. Egli è Padre di tutti in quanto è l’origine di tutti i viventi, è al di sopra di tutti in quanto nessuna creatura può superare il Creatore, agisce per mezzo di tutti, perché egli ama ogni sua creatura, ed è presente in tutti, perché tutto ciò che egli ha creato è cosa buona.
La paternità di Dio è la sua dimensione fondamentale.
3.7 Il ringraziamento negli scritti del Vecchio
e del Nuovo Testamento
1. Il ringraziamento di Anna, dopo aver offerto il figlio Samuele al Signore.
1Allora Anna pregò e disse: “Il mio cuore esulta nel Signore, e la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio, la mia bocca esulta contro i miei nemici perché gioisco nel beneficio che mi hai concesso
2 Nessuno è santo come il Signore, poiché non c'è altro Dio all'infuori di te; e non c'è roccia uguale al nostro Dio. 3Non parlate più con tanto orgoglio; non esca più l'arroganza dalla vostra bocca; poiché il Signore è un Dio che sa tutto e lui giudica le azioni dell'uomo.
4 L'arco dei forti si è spezzato, mentre quelli che sono deboli sono rivestiti di forza. 5 Quelli che prima erano sazi sono andati a giornata per un pane, e quanti erano affamati ora non faticano. La sterile ha partorito sette volte, ma la donna ricca di figli è sfiorita. 6 Il Signore fa morire e fa vivere; fa scendere nel luogo dei morti e ne fa risalire. 7 Il Signore fa diventare poveri e fa arricchire, egli abbassa e innalza.
8Alza il misero dalla polvere e innalza il povero dal letame, per farli sedere con i capi dei popoli, per farli eredi di un trono di gloria; poiché le colonne della terra sono del Signore e su queste ha poggiato il mondo.
9 Egli veglia sui passi dei giusti,, ma gli empi moriranno nelle tenebre; infatti l'uomo non trionferà a motivo della la sua forza. 10 I nemici del Signore saranno abbattuti; egli tuonerà contro di essi dal cielo; il Signore giudicherà tutta la terra e darà forza al suo re; innalzerà la potenza del suo consacrato”. (1Sam 2,1-10)
Anna nel pianto aveva chiesto al Signore un figlio, e gli aveva fatto voto che glielo avrebbe offerto per tutti giorni della sua vita.
Il Signore la esaudì. Appena Samuele, il figlio della preghiera, fu svezzato, Anna in cambio della grazia ricevuta, lo donò al Signore, lasciando Samuele dal Sacerdote Eli, nel tempio del Signore.
Dopo aver offerto il proprio figlio, Anna fece una preghiera di ringraziamento al Signore.
Il Signore ha riempito di gioia il cuore di Anna,
donandole il figlio Samuele.
La maternità l’ha liberata dalla solitudine e dalla tristezza;
ha ritrovato il coraggio e l’entusiasmo nel beneficio del figlio.
Dio è veramente grande e solo in lui c’è sicurezza
Possano tutti essere umili e semplici
e riconoscere la sapienza e la giustizia di Dio.
Chi pensava di essere forte si è trovato vinto,
chi invece sapeva di essere fragile ha sentito in sé una grande forza. Chi riteneva di essere nell’abbondanza, ha sentito la fame,
mentre chi non aveva da mangiare si è trovato nell’abbondanza.
La donna sterile ha dato alla luce sette figli,
mentre chi aveva figli è inaridita.
Il Signore manda la morte e manda la vita,
ti avvolge nelle tenebre e ti illumina con la sua luce.
Il Signore ti rende povero e ti concede la ricchezza,
ti abbassa e ti fa salire in alto.
Il Signore toglie dalla polvere il povero
e libera il misero dalla sporcizia,
per dare loro importanza e dignità.
Il Signore è il creatore del mondo,
veglia sul cammino dei giusti,
mentre i malvagi si perdono nelle tenebre.
Non bisogna affidarsi alla propria forza,
ma alla potenza di Dio.
Il Signore assiste chi gli è fedele
e dà potenza al suo inviato.
2. Il ringraziamento di Maria dopo aver ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù
46 E Maria disse: “L'anima mia magnifica il Signore, 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, 48 perché egli ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, 49 perché grandi cose mi ha fatte l’Onnipotente. Santo è il suo nome; 50 e la sua misericordia si estende di generazione in generazione su quelli che lo temono. 51 Egli ha agito con forza con il suo braccio; ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha tolto i potenti dai troni, e ha innalzato gli umili; 53 ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55 come aveva parlato ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza per sempre”. (Lc 1,46-55)
Anna aveva chiesto al Signore, nel pianto, di aver un figlio promettendogli di offrirglielo per tutta la vita; ricevette la grazia, concepì e diede alla luce un figlio che chiamò Samuele, che significa: “L’ho ottenuto dal Signore”; lo svezzò e lo condusse quindi nel tempio perché vi restasse come dono al Signore; infine fece la preghiera di ringraziamento a Dio.
La preghiera di ringraziamento di Anna è un inno alla vita che è dono di Dio. La crescita del figlio realizza la missione della donna, della famiglia e dilata la mente ed il cuore alla pienezza della vita che si attinge quando si offre in dono a Dio la vita che egli ci ha concesso di educare.
La preghiera di ringraziamento (magnificat) che, nel vangelo di Luca, la Vergine Maria pronuncia dopo il saluto di Elisabetta ripropone espressioni presenti nella preghiera di Anna.
Le condizioni in cui avvengono la preghiera di Anna e la preghiera di Maria sono grandemente simili, ma con implicanze differenti.
Maria è vergine, ha ricevuto l’annuncio dall’angelo che concepirà per opera della Spirito Santo e che Colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio. Maria accetta in sé la volontà di Dio.
La preghiera di ringraziamento di Maria avviene dopo il concepimento, prima della nascita.
Elisabetta e Giovanni avvertono la presenza di Gesù come Signore quando è ancora in gestazione.
Il concepimento segna l’ingresso di Gesù nella storia e nella vita degli uomini.
Il concepimento è il momento storico ed esistenziale della presenza del Cristo totale nell’umanità.
Anche per ogni uomo il concepimento è momento storico inviolabile della propria esistenza.
Il magnificat è il canto di ringraziamento della Vergine Madre per l’esperienza che lei vive, ed in lei ogni donna e l’intera umanità, della pienezza di vita. Pienezza di vita dovuta al concepimento, per opera dello Spirito Santo, di Gesù, unigenito ed eterno Figlio di Dio.
La tua anima, Vergine madre, grida con gioia il nome del Signore
perché ti sei sentita protetta, stimata, salvata da Dio
nella tua condizione di povertà.
Dio onnipotente è sceso nel tuo intimo,
la tua esistenza ha toccato l’eternità,
la Vita divina, che hai accolto, ti ha riempito di beatitudine.
L’immensità di Dio riempie di bontà quanti lo attendono e accolgono
in ogni tempo e in ogni luogo.
Chi compie ingiustizie, agisce da prepotente, e si sente ricco,
trova distruzione, fallimento e miseria.
Chi vive umilmente e si impegna ogni giorno a cercare il pane,
ottiene da Dio benedizione e concreti aiuti.
Nel tuo grembo verginale Dio ha posto la salvezza
promessa ad Abramo e alla sua discendenza.
Dio ti ha scelto perché tu manifesti ad ogni uomo
la sua eterna misericordia.
3. La preghiera di Gesù al Padre
“1Gesù disse queste parole; poi, alzati gli occhi al cielo, continuò: «Padre, l'ora è venuta; glorifica tuo Figlio, affinché il Figlio glorifichi te, 2 giacché gli hai dato autorità su ogni uomo, perché egli dia vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dati. 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. 4 Io ti ho glorificato sulla terra, perché ho compiuto l'opera che tu mi hai data da fare. 5 Ora, o Padre, glorificami presso di te della gloria che avevo con te prima che il mondo fosse fatto. 6 Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola. 7 Ora hanno conosciuto che tutte le cose che mi hai date, vengono da te; 8 poiché le parole che tu mi hai date le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute e hanno veramente conosciuto che io sono venuto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato. 9 Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi; 10 e tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; e io sono glorificato in loro. 11 Io non sono più nel mondo, ma essi sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, conserva nel tuo nome, quelli che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi. 12 Quando io ero con loro, io li mantenevo nel tuo nome; quelli che tu mi hai dati, li ho anche custoditi, e nessuno di loro si è perduto, tranne il figlio di perdizione, affinché la Scrittura fosse adempiuta. 13 Ma ora io vengo a te; e dico queste cose nel mondo, affinché sia piena in sé stessi la mia gioia. 14 Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo. 15 Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. 16 Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17 Santificali nella verità: la tua parola è verità. 18 Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo. 19 Per loro io santifico me stesso, affinché anch'essi siano santificati nella verità. 20 Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola: 21 che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. 22 Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno; 23 io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo sappia che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me. 24 Padre, io voglio che dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dati, affinché vedano la mia gloria che tu mi hai data; poiché mi hai amato prima della fondazione del mondo. 25 Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato; 26 e io ho fatto loro conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere, affinché l'amore con il quale tu mi hai amato sia in essi, e io in loro” (Gv 17,1-26).
La missione di Gesù è una missione di vita.
Gesù è via, verità e vita.
Egli è venuto perché ogni uomo consegua la vita eterna.
La preghiera di Gesù al Padre è richiesta al Padre e nello stesso tempo realizzazione mediante Gesù stesso di una forma superiore di vita, che possiamo indicare come vita redenta.
Gesù prega il Padre nell’ora in cui, con la sua passione, sta portando a termine la missione affidatagli dal Padre, che ha come obiettivo di dare la vita eterna a tutti quelli che sono stati affidati a lui. La vita eterna è la pienezza di vita, che si alimenta con la conoscenza, che è vicinanza ed amore di Dio e di Gesù Cristo, inviato di Dio.
Gesù ha esaltato la bontà di Dio facendo conoscere agli uomini la sua misericordia.
I discepoli di Gesù e quanti hanno ascoltato la sua parola hanno aperto la loro intelligenza, il loro cuore e il loro agire all’azione di Dio, sono stati conquistati dalla sua verità, dalla sua luce, dal suo amore. Sono rimasti entusiasti del progetto di salvezza realizzato dal Figlio Gesù. L’illuminazione interiore ha fatto comprendere loro l’intima relazione d’amore e di donazione che unisce il Padre al Figlio.
I discepoli e quanti hanno accolto la parola di Gesù si sono sentiti partecipi del flusso di amore che unisce il Padre al Figlio.
Gesù appartiene totalmente al Padre e sa che i suoi discepoli appartengono anch’essi al Padre.
Gesù sa che i suoi discepoli, che vivono nel mondo, sono fragili, e prega il Padre, ora che sta per compiersi la sua missione, che dia forza, che custodisca tutti quelli che gli sono stati affidati.
Gesù ama troppo i suoi discepoli e quanti ascoltano la sua parola, sa che devono ancora superare ostacoli, difficoltà, persecuzioni.
Le tenebre ed il male potrebbero disperdere i suoi discepoli.
Gesù prega perché la nuova e meravigliosa vita che egli ha donato loro per volontà del Padre, non venga spenta.
La nuova vita, di cui fanno esperienza i suoi discepoli, ha come forza originaria il Padre, come costruttore e modellatore Cristo, come conservatore, restauratore e innovatore lo Spirito Santo.
La caratteristica fondamentale di questa nuova vita è la capacità donativa, la tensione unitaria nel tempo e nell’eterno.
E’ la vita della comunità, della chiesa di Cristo
La comunità, la chiesa di Cristo, deve superare l’odio del mondo, la suggestione del male e il potere del maligno.
La forza e la medicina della comunità e della chiesa di Cristo è la costante ricerca della verità contenuta nella parola di Dio.
Il compito, la missione della comunità, della chiesa di Cristo è di lavorare nel mondo per la redenzione degli uomini.
Come Cristo ha sacrificato se stesso perché la nuova vita della verità animasse la sua comunità e la sua chiesa, così anche queste devono offrirsi totalmente alla verità e ad essa sacrificarsi.
Gesù prega il Padre per la chiesa di tutti i tempi e di ogni luogo, del presente e del futuro, perché viva dell’unità donativa in perenne tensione all’unità d’Amore del Padre e del Figlio.
Il divenire della comunità e della chiesa di Cristo è la vita nell’intimità divina. Cristo è la forza della sua chiesa.
Indice
Cristo rivelazione di Dio Padre
1-Vangelo dell’infanzia-testi 1
Annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista 2
Annuncio a Maria della nascita di Gesù 4
Visita di Maria a Elisabetta 6
Nascita di Giovanni 8
Nascita di Gesù 12
2-Il vangelo dell’infanzia -Commenti 19
2.1 La presenza di Giovanni Battista nel Vangelo di Luca 20
2.2. Luca il redattore accurato su ogni circostanza fin dagli
inizi 21
2.3. Le fonti storiche di Luca 23
2.4 L’accadimento di fatti, l’intuizione di Luca e l’ispirazione
del vangelo dell’infanzia 24
2.5 La missione di Giovanni Battista 25
3.-La vita, la madre, il padre, nella Scrittura 29
3. 3.1 La vita negli insegnamenti del Vecchio Testamento 30
1. L’uomo chiamò sua moglie Vita (Zwh, hW"+x;) perché fu
la madre di tutti i viventi. (Gn 3,20) 30
2. Il Signore (ku,rion hw"åhy> ) è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni. (Deut 30,20) 31
3. Liberami Signore (ku,rie hw"åhy> ) dagli uomini del mondo il cui compenso è solo in questa vita. (Sal 17,14) 31
4. La mia vita vien meno per l’affanno, i miei anni passano nel pianto, la forza è venuta meno per la mia afflizione, si logorano tutte le mie ossa. (Sal 31,10) 32
5. Ti benedirò finché vivrò e alzerò le mani invocando il tuo nome. (Sal 63,4) 33
6. Nei sentieri della giustizia sta la vita e nella via da essa tracciata non c’è morte. (Pro 12,28) 33
7. Il frutto della sapienza e del timore del Signore (hw"åhy) è ricchezza, gloria e vita. (Pro 22,4) 34
3.2 La vita negli insegnamenti del Nuovo Testamento 35
1. “Guardatevi e fuggite ogni avarizia(pleonexi,aj); perché non è dall’abbondanza dei beni che uno possiede che dipende la sua vita”. (Lc 12,15) 35
2. “Infatti sono persuaso che né morte né vita, né angeli, né principati, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”. (Rom 8,38-39) 36
3. “1In principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio. 2 Esso era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lui; e senza di lui neppure una delle cose fatte è stata fatta. 4 In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini”. (Gv 1,1-4) 37
4. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”. (Gv 11,25) 38
5. Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Gv 14,6) 39
6. “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3) 40
7. “Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2Cor 4,10). 41
8. “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. (Gv 6,27) 42
3.3 La madre (mh,thr ~aeî) negli scritti del Vecchio Testa-
mento 43
1. Se per caso un nido d'uccelli ti capita davanti, per la strada, sopra un albero o sul terreno, con degli uccellini o delle uova e la madre accovacciata sopra gli uccellini o le uova, non prenderai la madre con i piccoli. ( Deut 22,6) 43
2. “I capi mancavano in Israele; mancavano, finché non venni io, Debora, finché non venni io, come una madre in Israele”. ( Giud 5,7.) 44
3. Quando ebbe svezzato (Samuele), (Anna) lo portò con sé e prese tre torelli, un efa di farina e un otre di vino; e venne nella casa del Signore a Silo.Il Bambino era con loro. (1Sam 1,24) 45
4. Allora il re(Salomone) rispose: «Date alla prima il bambino vivo, e non uccidetelo; lei è sua madre!». (1Re 3,27.) 47
5. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. (Sal 27,10) 48
6. Ecco, io sono stato generato nella colpa, mia madre mi ha concepito nel peccato.(Sal 51,7) 49
7. Ascolta tuo padre che ti ha generato, e non disprezzare tua madre quando è vecchia. (Pro 23,22) 50
8. Gioisca tuo padre e tua madre, e si rallegri chi ti ha generato! (Pro 23,25) 50
9. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò.(Is 66,13) 51
10. Maledetto sia il giorno che io nacqui! Il giorno in cui mia madre mi diede alla luce non sia mai benedetto!(Ger 20,14) 51
11. La vostra madre è piena di confusione, colei che vi ha partoriti, arrossisce; ecco, essa è l'ultima delle nazioni, un deserto, una terra arida, una solitudine.(Ger 50,12) 52
12. Tua madre era, come una vite, piantata vicino alle acque; era feconda, ricca di tralci, per l'abbondanza dell’acqua. (Ez 19,10) 52
3.4 La madre (mh,thr) negli scritti del Nuovo Testamento 53
1. A che debbo che la madre del mio Signore venga da me?(Lc 1,43) 53
2. Il padre e la madre di Gesù restavano meravigliati delle cose che si dicevano di lui.(Lc 1,43) 53
3. Quando i suoi genitori lo videro, rimasero stupiti; e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo, pieni di angoscia».(Lc 2,48) 54
4. Poi partì con loro, e tornò a Nazaret, e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. (Lc 2,51) 55
5. Sua madre e i suoi fratelli vennero a trovarlo; ma non potevano avvicinarlo a motivo della folla. Gli fu riferito: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori, e vogliono vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». (Lc 8,51) 56
6. Saranno divisi il padre contro il figlio e il figlio contro il padre; la madre contro la figlia, la figlia contro la madre; la suocera contro la nuora e la nuora contro la suocera».(Lc 12,53) 57
7. Tre giorni dopo, ci fu una festa di nozze in Cana di Galilea, e c'era la madre di Gesù. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». Sua madre disse ai servitori: «Fate tutto quel che vi dirà». (Gv 2,1.3.5) 58
8. Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!» Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. (Gv 19, 25-27) 59
3.5 Il padre (path,r ybia'ä eî) negli scritti del Vecchio
Testamento 60
1. Egli m'invocherà, dicendo: "Tu sei mio Padre, mio Dio, e la roccia della mia salvezza".(Sal 89,26) 60
2. Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il Signore verso quelli che lo temono.(Sal 103,13) 60
3. Il padre del giusto esulta grandemente; chi ha generato un saggio, ne avrà gioia. (Pro 23,24 61)
4. Ero padre per i poveri, sostenevo la causa del forestiero. (Giob 29,16) 61
5. Non abbiamo forse tutti un solo padre? Non ci ha creati uno stesso Dio? Perché dunque siamo perfidi l'uno verso l'altro così che profaniamo il patto dei nostri padri? (Malachia 2,10) 61
6. Tuttavia, tu sei nostro padre; poiché Abramo non sa chi siamo e Israele non ci riconosce. Tu, Signore, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è Salvatore nostro. (Is 63,16) 62
7. Ma tu, Signore, sei nostro padre; noi siamo l'argilla e tu colui che ci dà forma; noi siamo tutti opera delle tue mani. (Is 64,7 62)
3.6 Il padre (path,r) negli scritti del Nuovo Testamento 63
1. “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste”.(Mt 5,48) 63
2. “Affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti darà la ricompensa”. (Mt 6,4) 63
3. “Tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti darà la ricompensa”. (Mt 6,6) 64
4. Non sprecate parole nella preghiera, “perché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che gliele chiediate”.(Mt 6,8) 64
5. “Se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”. (Mt 6,14-15) 65
6. “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?”. (Mt 6,26) 66
7. “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”.(Lc 6,36) 66
8. “Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo”.( Lc 10,22) 67
9. “Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno”. (Lc 12,32) 67
10. “Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi". Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò. E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". (Lc 15, 18-21) 68
11. “Ma viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori”. (Gv 4,23) 69
12. Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico che non Mosè vi ha dato il pane che viene dal cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal cielo”.(Gv 6,32) 70
13. Essi perciò gli dissero: «Dov'è tuo Padre?» Gesù rispose: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». (Gv 8,19) 70
14. Gesù disse loro: “Se Dio fosse vostro Padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio; infatti io non son venuto da me, ma è lui che mi ha mandato”.(Gv 8,42) 71
15. “Io e il Padre siamo uno”.(Gv 10,30 71)
16. “Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servo; se uno mi serve, il Padre gli darà onore”.(Gv 12,26) 72
17. “Quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio”.(Gv 14,13) 72
18. Gesù gli rispose: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e abiteremo presso di lui”.(Gv 14,23) 73
19. “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”.(Gv 14,26) 73
20. “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo…Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”. (Gv 15,1.5) 74
21. Allora Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi”. (Gv 20,21) 74
22. “Per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo”.(1Cor 8,6) 75
23. “Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”.(Ef 4,6) 75
3.7 Il ringraziamento negli scritti del Vecchio e del Nuovo
Testamento 76
1. Il ringraziamento di Anna, dopo aver offerto il figlio Samuele al Signore. (1Sam 2,1-10) 76
2. Il ringraziamento di Maria dopo aver ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù (Lc 1,46-55). 78
3. La preghiera di Gesù al Padre (Gv 17,1-26). 80
tel 39 339 275 6826